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Sea Watch, l’Unhcr si appella agli stati Ue: “Fate sbarcare i migranti a bordo”

L’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, rivolge un appello agli stati europei chiedendo di permettere lo sbarco dei 43 migranti che da otto giorni si trovano a bordo della Sea Watch 3. “Hanno urgente bisogno di un porto sicuro – sottolinea l’Unhcr -. Discussioni più ampie sugli Stati che dovranno accogliere il gruppo dovrebbero essere rimandate a dopo che sarà assicurata la sicurezza delle persone soccorse”.
A cura di Stefano Rizzuti
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AGGIORNAMENTO: Fate sbarcare i migranti a bordo della Sea Watch. È questo l’appello rivolto dall’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, agli stati europei. “In occasione della Giornata mondiale del rifugiato”, l’Unhcr “sollecita gli stati europei a richiamarsi ai principi di umanità e compassione”, consentendo ai 43 migranti che da otto giorni si trovano a bordo dell’imbarcazione della Ong tedesca di sbarcare. Nello scorso fine settimana dieci delle persone a bordo erano state fatte scendere per ragioni mediche a Lampedusa.

L’Agenzia delle Nazioni Unite ricorda che “otto giorni dopo essere stati salvati dalla nave della Ong, Sea Watch 3, un gruppo di 43 persone, tra cui tre minori non accompagnati, rimangono bloccate in mare e hanno urgente bisogno di un porto sicuro”. “L’Europa ha svolto un ruolo fondamentale nella creazione dell'architettura legale che sorregge il diritto internazionale in materia di asilo – dichiara Vincent Cochetel, inviato speciale dell’Unhcr per il Mediterraneo Centrale – è giunto il momento di invocare quella storia gloriosa di assistenza alle persone in fuga da guerre, violenza e persecuzione, e di permettere ai rifugiati soccorsi di scendere a terra in sicurezza”.

Il soccorso in mare, ricorda ancora l’Agenzia, “è una tradizione secolare e un obbligo che non si esaurisce tirando le persone fuori dall'acqua. Un salvataggio può essere considerato completo una volta che i passeggeri hanno raggiunto la terraferma in un porto sicuro. Discussioni più ampie sugli Stati che dovranno accogliere il gruppo dovrebbero essere rimandate a dopo che sarà assicurata la sicurezza delle persone soccorse. L’Unhcr ribadisce che nessun porto in Libia può essere considerato sicuro in questo momento e che nessuna persona soccorsa nel Mar Mediterraneo dovrebbe essere riportata in quel Paese. Sono necessari sforzi rinnovati per sviluppare un approccio regionale alla gestione del soccorso nel Mediterraneo e del successivo sbarco. L’Unhcr, insieme all'Organizzazione internazionale per i migranti (Oim), ha proposto delle azioni concrete per dare maggior chiarezza e prevedibilità ai commendanti con a bordo delle persone soccorse in mare”.

L'appello della Comunità di S.Egidio

Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di S. Egidio, in occasione della Giornata mondiale dedicata ai rifugiati, dà voce alla preoccupazione per la situazione di stallo della nave: "Il mio appello al governo – dice Impagliazzo ai margini della veglia di preghiera organizzata a S. Egidio per ricordare i 38mila morti nel Mediterraneo dal 1990affinché la Sea Watch attracchi e le persone siano accolte fino al momento in cui decideranno in quali Paesi andare". Impagliazzo difende le ong: "In mare non ci sono taxi ma situazioni di grande sofferenza. Le leggi internazionali richiedono che l'Italia si adegui". Il punto, ricorda Impagliazzo, è che occorre "lavorare per modificare l'accordo di Dublino".

Intanto gli attivisti del Forum Lampedusa Solidale, in un post rilanciato dal parroco di Carmelo la Magra, fanno sapere che dormiranno all'addiaccio sul sagrato della Chiesa dell'isola siciliana finché non verranno sbarcati i naufraghi della Sea Watch 3: "Chiediamo a quanti condividono il nostro messaggio di organizzare iniziative analoghe. Rivolgiamo ai passeggeri e all'equipaggio della Sea Watch un abbraccio e un messaggio: siamo con voi! A Lampedusa ci ritroviamo questa sera a partire dalle 22.00 e speriamo di vedervi numerosi anche in altri luoghi".

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