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Sea Watch e Sea Eye lanciano Sos: 49 migranti ancora bloccati in mezzo al mare

Situazione critica per i 49 migranti salvati da Sea Watch e Sea Eye, che hanno passato il Capodanno in mezzo al Mediterraneo. Peggiorano le condizioni meteo. “La nostra nave non è attrezzata per ospitare le persone per un lungo periodo – hanno spiegato i volontari della Sea Watch – Al momento i migranti stanno bene ma i rischi aumentano, dalle possibilità di contrarre malattie alla carenza di approvvigionamenti”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Per i migranti della nave Sea Watch 3 questo è il dodicesimo giorno in mare. A bordo della nave dell'ong ci sono ancora 32 persone che attendono un porto sicuro, nell'indifferenza dei governi europei. Ce ne sono poi altri 17, salvati lo scorso 29 dicembre dalla nave della Sea Eye, altra organizzazione umanitaria, tedesca come la Sea Watch. 49 persone, tra cui anche donne e bambini, hanno passato il Capodanno a bordo delle navi, che però sono preparate solo per fornire le prime cure dopo il salvataggio: "La nostra nave non è attrezzata per ospitare le persone per un lungo periodo", ha spiegato il team medico in un video pubblicato su Twitter: "La Sea Watch è progettata per il soccorso medico e per la prima assistenza, non per ospitare le persone a bordo per un periodo così lungo. Al momento i migranti stanno bene ma i rischi aumentano, dalle possibilità di contrarre malattie alla carenza di approvvigionamenti".

"Siamo da dodici giorni in mare e le scorte si esauriranno rapidamente mentre il clima peggiora. I vari Stati dell'Ue rimpallano le proprie responsabilità, finora non abbiamo ricevuto alcun porto dover poter attraccare". Secondo l'ong la soluzione migliore sarebbe uno sbarco immediato a Malta, in attesa di una ricollocazione dei profughi in Europa. "Non è sostenibile e non è umanamente giustificabile. Questo braccio di ferro politico infligge sofferenza a donne, uomini e bambini, scappati dall'inferno libico. Siamo increduli di fronte a governi che rifiutano 32 persone", hanno scritto ieri i volontari della Sea Watch. E come se non bastasse le condizioni meteo sono peggiorate.

"Mare mosso, da 11 giorni senza un porto, l'odissea di Capodanno delle Ong", recita un altro tweet della ong Sea Watch. Ma fino ad ora tutti gli appelli sono rimasti inascoltati. Così come è rimasto inascoltato anche l'allarme lanciato dall'Unhcr, l'Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati, che ha chiesto agli Stati europei di offrire un porto sicuro e garantire al più presto lo sbarco alle due navi. Anche Andrea Maestri della segreteria nazionale di Possibile è intervenuto per chiedere una soluzione rapida della vicenda: "L'Europa e l’Italia si muovano. Non è una scelta politica o discrezionale quella da compiere ma è adempimento di un preciso obbligo giuridico. In mare ci sono 49 Migranti, in condizioni ormai al limite. Ci sono violazioni di leggi superiori e universali, dalla Costituzione alle Convenzioni internazionali sul diritto del mare e sulla protezione dei rifugiati, ma nonostante questo l’effettiva tutela dei diritti viene comunque fatta a pezzi". 

"Tra tutti ricordiamo – ha aggiunto Maestri – il dovere inderogabile di solidarietà di cui all’articolo 2 e il diritto di asilo di cui all’articolo 10 della Costituzione. C’è una Procura della Repubblica in Italia che voglia valutare la liceità penale di una simile omissione, di soccorso e di atti doverosi, e di una patente violazione del principio di non refoulement, portata avanti con cinica impunità nientemeno che dal ministro responsabile? Lo stato di diritto risalga immediatamente su quelle navi, in Italia e in Europa". 

"Come può un continente di 500 milioni di persone temere 49 naufraghi, fra cui donne e bambini, e impedire il loro approdo? A rischiare la morte non sono solo loro, ma anche i valori che hanno ispirato l'Europa", ha detto Laura Boldrini.

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