Scontri in Siria, solo ieri più di settanta morti
Il bilancio dell'ennesimo bagno di sangue in Siria è drammatico: secondo le notizie diffuse dalla ONG Osservatorio Siriano per i diritti dell'uomo, l'organizzazione con sede in esilio in Gran Bretagna, solo ieri nella provincia meridionale di Deraa avrebbero perso la vita più di 70 persone, civili e militari, tra cui anche tre minorenni; oltre a cadere a causa delle dure repressioni da parte del regime di Bashar Al-Assad, parte delle vittime è dovuta agli scontri tra soldati lealisti e disertori che hanno abbandonato le armi per non vedersi direttamente responsabili delle violenze in atto sulla popolazione.
Pochi giorni fa, il 12 novembre, la Lega Araba aveva già preso le proprie misure contro il governo di Damasco, sospendendolo da tutte le attività dell'organizzazione fino a quando questo non avesse cessato le violenze, impegnando tutti i paesi aderenti ad interrompere le relazioni diplomatiche con la Siria, ritirando ambasciatori, imponendo sanzioni economiche e politiche, prendendo infine contatto con le Organizzazioni Internazionali, inclusa l'ONU. Diciotto dei ventidue stati della Lega avevano votato la decisione di cui ha dato l'annuncio sabato il Presidente di turno, Ministro degli Esteri del Qatar. La replica, da parte del Ministro degli Esteri siriano Walid al Moualem , non si era fatta attendere: Damasco ha definito la sospensione, non solo« pericolosa», ma utile a rendere la Siria, che «non si piegherà», ancora più forte. (nella foto, manifestazione di appoggio al regime, dopo la decisione della Lega Araba)
L'Unione Europea si è schierata a fianco della Lega Araba: le preoccupazioni espresse dall'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashton, si sono concretizzate in un altro segnale inviato a Damasco, ovvero l'allungamento della lista delle persone a cui sono congelati i beni, quasi tutti militari, e la sospensione di prestiti da parte dell'UE. Nel frattempo la coraggiosa dichiarazione di Re Abdallah II di Giordania, il primo leader arabo a chiedere apertamente a Bashar Al-Assad di dimettersi in un'intervista alla BBC, ha portato ieri sera una folla di sostenitori del regime a prendere d'assalto l'ambasciata giordana di Damasco: stando alle notizie diffuse dall'agenzia di stampa di Amman, i dimostranti sarebbero entrati fino al cortile interno della sede, avrebbero ammainato la bandiera giordana, issando al suo posto quella del movimento politico sciita libanese Hezbollah.
Sono ormai sette mesi che la Siria vive in uno stato di emergenza in cui atroci crimini contro l'umanità si stanno consumando: a pagare, per ora, le 3500 persone che, stando a quanto sostiene l'ONU, avrebbero perso la vita a causa delle durissime repressioni da parte del regime; i rastrellamenti non sembrano destinati a fermarsi per la giornata di oggi e, dunque, non è escluso che un nuovo bilancio di morte possa essere stilato per questa sera. Sanzioni da parte di Lega Araba, Europa e Stati Uniti non fermeranno il tiranno che, del resto, gode, purtroppo, anche dell'appoggio di altri "illuminati" quali i leader di Iran e Russia che hanno criticato la decisione dell'organizzazione panaraba.