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Scioperi, barricate e scontri: perché i francesi si ribellano alla riforma del lavoro

Intervista a Fabrice Angeï, responsabile del dossier Loi Travaille del sindacato francese CGT: ecco perché la lotta contro la riforma del lavoro del governo Valls conquista giorno dopo giorno nuovi sostenitori.
A cura di Davide Falcioni
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Barricate, scioperi generali, blocchi della produzione e della distribuzione di carburante ed energia elettrica, scontri con la polizia e decine di arresti. La Francia da tre mesi vive in stato d'agitazione. Il governo, alle prese con il terrorismo e con la difficile gestione dei flussi migratori, deve vedersela anche anche con una mobilitazione che giorno dopo giorno conquista consensi nel paese: quella contro la riforma del lavoro, il cosiddetto "Jobs Act" in salsa francese. Migliaia di giovani hanno aderito al movimento Nuit Debout, migliaia di lavoratori aderenti ad almeno sette sigle sindacali hanno dato il via a a una mobilitazione che ha scosso un'Europa che sembrava essersi addormentata dopo le difficoltà del governo Tsipras in Grecia, la situazione di stallo in Spagna e il "nulla" assoluto della sinistra italiana. Ma quali sono le ragioni della lotta contro la Loi El Khomri, l'ormai celebre riforma proposta dal governo guidato da Valls? Ne abbiamo parlato con Fabrice Angeï, responsabile del dossier "Loi Travaille" della Cgt, la Confédération générale du travail, ilsindacato più radicale e combattivo tra quelli che da mesi animano le proteste.

Fabrice Angéi, la mobilitazione contro la Loi El Khomri francese  dura ormai da più di tre mesi ed è molto probabilmente la lotta di lavoratori più avanzata degli ultimi anni in tutta Europa. Come siete riusciti a ottenere questo risultato? Che rapporto c’è tra CGT, gli altri sindacati e il movimento giovanile Nuit Debout?

La lotta per il ritiro del progetto della legge sul lavoro è stata abbracciata da più di tre mesi con mobilizzazioni e iniziative diverse (scioperi, blocchi economici, manifestazioni, ma anche pedaggi e parcheggi gratuiti). La CGT ha anche avanzato anche una proposta alternativa, chiamata "Per un codice del lavoro del XXI esimo secolo e il progresso sociale". Abbiamo spiegato a tutti le misure regressive contenute nel progetto di legge, che svilupperebbe precarietà e insicurezza per i salariati. Abbiamo organizzato sessioni di formazione riguardo questo tema per i nostri militanti e le nostre strutture territoriali. Questa fase di "formazione" e di proposta ci ha consentito di vincere la battaglia nell’opinione pubblica e di ottenere il sostegno dei movimenti sociali.

La Francia, come l’Italia, è governata dal centrosinistra: anche il vostro paese sembra aver sposato la “dottrina economica” dell’austerity in nome della "salvaguardia" dei conti pubblici. Quali sono state le conseguenze per i lavoratori e i pensionati francesi?

La CGT combatte le politiche di austerità a prescindere dal "colore" del governo che le porta avanti. Queste politiche compromettono le condizioni di lavoratori e pensionati con tagli agli stipendi e agli assegni previdenziali, con l’aumento dell’età di pensionamento e del numero di anni di contribuzione necessari per ottenere  un pensionamento a tasso pieno. Ma le politiche di austerità compromettono anche i servizi pubblici lasciando i territori in stato di sofferenza e i cittadini nella disperazione.

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Quali sono, secondo la CGT, gli aspetti inaccettabili della Loi El Khomri?

Innanzitutto l'abbandono del primato del contratto nazionale a favore della contrattazione individuale tra lavoratore e impresa, un sistema che favorisce la regressione sociale e la corsa verso il taglio dei salari. Questa inversione della gerarchia delle norme è anche nefasta per i piccoli imprenditori, che saranno lasciati a loro stessi e alla concorrenza, mentre la legge e gli accordi di categoria giocano un ruolo di regolazione con una base minima di obblighi e di diritti comuni. Contestiamo anche le facilitazioni al licenziamento economico, che di fatto pongono fine all'era dei contratti a tempo indeterminato. Pensiamo che la riforma del lavoro del governo Valls distrugga le garanzie collettive e favorisca la precarietà.

Il 26 maggio la CGT ha organizzato un grande sciopero in tutto il paese: sono state bloccate raffinerie, porti, il trasporto ferroviario e le centrali nucleari. Come rispondete a chi definisce queste azioni come “ricatti organizzati da una minoranza”?

La  mobilitazione sociale in corso raccoglie il favore della maggioranza dell’opinione pubblica: il 70% dei cittadini chiede il ritiro del testo o la sua profonda rielaborazione. I lavoratori hanno dimostrato, attraverso gli scioperi, di voler bocciare la legge. Il governo stesso non ha la maggioranza parlamentare… Chi è, dunque, la minoranza?

I continui scioperi rischiano di minare la tenuta del governo Valls, ma all’orizzonte il partito più forte sembra essere attualmente il Front Nationale. Non credete che scioperi e mobilitazioni possano favorire l’avanzata dell’estrema destra?

Sono le politiche di austerità che creano la disperazione sociale e favoriscono il voto all’estrema destra. Il governo ha attuato politiche autoritarie voltando le spalle agli impegni assunti in campagna elettorale per soddisfare gli interessi della finanza e degli azionisti delle grandi imprese. E’ questo che provoca malcontento e collera.

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Perché avete rifiutato ogni forma di concertazione con il governo Valls e il Medef (la "Confindustria" francese, ndr)? Non credete che sedendo al tavolo della trattativa avreste potuto ottenere lo stralcio di alcune norme della Loi El Khomri?

LA CGT non ha rifiutato accordi. Il progetto di legge non è mai stato oggetto di una negoziazione. Ecco perché chiediamo l’apertura di trattative in cui siamo pronti a fare proposte alternative.

La Francia rimane una delle mete più ambite per i giovani lavoratori stranieri. Sia dal sud Europa, che da paesi extracomunitari, c’è la convinzione che i cittadini francesi siano tutelati da un forte Welfare. Cosa rispondete a chi sostiene che i francesi hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità e che, anche per loro, è giunto il momento di fare sacrifici?

Il modello sociale francese è sostenibile. Bisogna solo cambiare di politica: lottare contro l'evasione fiscale, smettere di privilegiare la finanza, queste dovrebbero essere le priorità. Vogliamo che vengano rilanciati gli investimenti in servizi pubblici. Per finire, la Securité Sociale (sistema di previdenza sociale e sanitaria francese, ndr) è stata creata nel 1945, dopo la fine dalla guerra, mentre il paese era in una situazione molto più difficile. Si tratta – come detto – di un modello assolutamente sostenibile.

In Francia l’87% dei nuovi contratti di lavoro nel 2015 era a tempo determinato (CDD), un record degli ultimi 15 anni. La legge El Khomri, offrendo più possibilità di varare licenziamenti di tipo economico, vuole proprio incentivare i contratti a tempo indeterminato (CDI). La CGT invece difende una legge del lavoro che ha prodotto milioni di precari?

La legge El Khomri non favorirebbe il contratto a tempo indeterminato; al contrario, rimuoverebbe da questo contratto le garanzie più importanti, rendendolo equivalente a un contratto a tempo determinato. I giovani l’hanno capito bene ed è per questo che si sono mobilitati rifiutando la precarietà.

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La Francia è l’unico Paese europeo in cui vige un orario lavorativo settimanale di sole 35 ore, che la CGT vorrebbe portare a 32. Qual è il senso della vostra proposta?

La riduzione dell’orario di lavoro è un’idea moderna. Passare da 35 a 32 ore di lavoro settimanale senza perdita di stipendio consente di lavorare meno, lavorare meglio e lavorare tutti. Ciò permetterebbe di creare più di 4 milioni di posti di lavoro e avanzare verso l’uguaglianza professionale tra uomo e donna, di cui il tempo di lavoro è il principale fattore discriminante.

Quali saranno le conseguenze se il governo non ritirerà la Loi Khomri? Fino a che punto siete determinati a spingere la lotta? Cosa vi fa credere che i lavoratori vi seguiranno e non bocceranno invece i vostri metodi, preferendo quelli più moderati?

In nessun caso potrà esserci una sconfitta. La lotta contro la legge El Khomri ha fatto sorgere una moltitudine di movimenti locali, inoltre numerose trattative hanno visto la vittoria dei lavoratori. Ci sono state anche delle modifiche migliorative alla legge, come l’allargamento delle garanzie ai giovani. Ciò è stato possibile grazie alla lotta. Sicuramente la CGT non uscirà indenne da un tale scontro, ma questo vale soprattutto per il governo.

Traduzione a cura di Chiara Orsolini

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