Scandalo Monte dei Paschi, un giro di bonifici da 17 miliardi
E' proprio vero che i guai non vengono mai da soli. La frase sembra calzare a pennello se si guarda al caso dello scandalo per Banca Monte dei Paschi di Siena, da una settimana al centro del vortice legato all'inchiesta sull'acquisizione di banca Antonveneta. Dopo le voci (poi smentite) su un possibile commissariamento, oggi è l'elenco dei bonifici al vaglio della magistratura a far tremare i vertici di Mps. Nelle carte analizzate nell'ambito dell'inchiesta della procura di Siena si legge di otto bonifici internazionali per 17 miliardi di euro tra il 30 maggio 2008 ed il 30 aprile 2009 con destinazione Amsterdam, Madrid e Londra. Una cifra ben superiore ai 10,3 miliardi di euro che corrispondono all'esborso per l'Antonveneta. Peraltro tutte le operazioni sono avvenute nel periodo immediatamente successivo all'acquisizione dell'istituto. L'attenzione dei pm si focalizza soprattutto su due operazioni, rispettivamente da 2,5 miliardi e 123,3 milioni, a favore della Abbey National Treasury Service Plc di Londra. A quanto si apprende da fonti vicine alle indagini, questi soldi sarebbero successivamente rientrati in Italia, usufruendo dello scudo
fiscale.
Ma le domande non finiscono qui. I magistrati senesi Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso vogliono capire anche il motivo per cui il prezzo di Antonveneta sia, come detto, quasi raddoppiato, passando dai 6,6 miliardi pagati dal Banco Santander ai 10,3, se si considerano gli oneri vari, sborsati da Mps. Non è tutto. Ad avanzare dubbi sulla convenienza dell’operazione era stato lo stesso Monte dei Paschi. Come emerge nel documento inviato alla Consob, la banca analizza i rischi connessi ai risultati economici di Antonveneta e afferma che «Banca Antonveneta potrebbe continuare a non generare risultati economici positivi, con possibili effetti negativi sull'attività e sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’Emittente e del Gruppo». E non si tratta solo di esaminare operazioni sui derivati. Presto i pm avranno le carte di due verifiche fiscali che hanno interessato altrettante operazioni fatte dal Mps. Una riguarderebbe la vendita da parte del Monte di Palazzo dei Normanni, a Roma, ex sede delle esattorie, per 142 milioni; la seconda su una plusvalenza di 120 milioni scaturita dal rastrellamento da parte di Monte dei Paschi di Siena di azioni Unipol.