Savina Caylyn: l’altro ultimatum e il racconto delle condizioni di vita dell’equipaggio
"La domanda è diventata una ossessione per tutti noi. Perché dobbiamo morire? Perché? Eravamo a bordo per lavoro, siamo persone oneste e innocenti, non trasportavamo droga e non facevamo contrabbando. Perché tutto questo, allora? Ce lo chiediamo tutti qui, e per tutto il giorno. E pensiamo che siamo italiani, che il popolo italiano non può averci abbandonato così… E pensiamo ai nostri figli. Noi vogliamo rivederli…": sono queste le parole che il comandante della Savina Caylyn avrebbe detto al telefono con un cronista di Repubblica.
Prima di passare il telefono al comandante i pirati tentennano. Poi forse pensano che far sentire la voce della disperazione potrà convincere il Governo italiano a pagare il riscatto. Quanto racconta il comandante della Savina Caylyn è tutt'altro che immaginabile: racconta di 60 pirati armati fino ai denti, che obbligano l'intero equipaggio a vivere seduti o stesi sul ponte di coperta e il bagno utilizzabile è uno solo per tutti. Per ciò che concerne le condizioni fisiche e di salute il comandante riferisce che si mangia un pugno di riso ogni giorno e molti uomini sono malati, presentano malattie della pelle e febbre. In tutto ciò, i pirati sono esasperati e spesso si innerovosicono con i marittimi. Inoltre, al comandate preme ricordare che la Savina Caylyn è una motocisterna sulla quale viaggiano circa 86 mila tonnellate di petrolio; qualora dovesse scoppiare un incendio sulla nave, attualmente le risorse d'acqua scarseggiano e non sono presenti mezzi per domarlo.
La disperazione dei marittimi sequestrati e quella dei pirati che diventano di ora in ora più impazienti, soprattutto alla luce di quanto successo per il peschereccio spagnolo (il Vega FV 5) e quello greco. Durante questi mesi di sequestro, infatti, la Savina Caylyn ha ospitato anche marinai greci e spagnoli. I loro governi, però, a due settimane dal sequestro hanno inviato un paracadute con dei pacchi contenenti il denaro per il riscatto, rispettivamente 9 e 11 milioni di dollari. Sarebbe stata questa la ragione per cui i pirati avrebbero deciso di inasprire le condizioni di prigionia dei marittimi e avrebbero lanciato l'ultimatum al Governo; il comandante Lubrano Lavadera dice che da allora i pirati li trattano con disprezzo, ritenendo che non hanno alcun valore per il Governo Italiano.
Secondo quanto trapelato, infatti, in questi mesi il Ministero degli Esteri non avrebbe imbastito alcuna trattativa con i pirati. A bordo della Savina ci sarebbero un negoziatore e i predoni sarebbero entrati in contatto con l'ufficio legale dell'armatore con sede a Londra che, però, non si fa sentire da parecchi giorni. Il comandante Lubrano Lavadera, inoltre, conferma le voci che si rincorrevano qualche giorno fa, ovverosia che 3 dei 5 italiani presenti sull'equipaggio sarebbero stati abbandonati sulle costa e si troverebbero attualmente nel deserto. Questo è ciò che il comandante avrebbe detto sulle sorti dei suoi connazionali "Abbiamo saputo che stanno bene, ma sono in mezzo agli scorpioni e devono scavare buche nella sabbia per recuperare un po' di acqua piovana. Torneranno a bordo solo quando la trattativa andrà in porto, ma ci sono lunghe interruzioni". Il pagamento del riscatto appare essere l'unica via percorribile, specialmente dopo quanto è successo ieri: un elicottero della Marina Militare è volato troppo basso e i pirati hanno sparato in aria.
Per mettere fine alla prigionia, il comandante Lubrano Lavadera ha infine nuovamente chiesto l'intervento del Governo; pare infatti che i predoni abbiano diffuso un altro ultimatum che dovrebbe scadere tra meno di due giorni, al termine del quale, se il Governo non dovesse pagare la somma richiesta, potrebbero decidere di sbarcare gli altri due italiani, ovverosia il Direttore di Macchina Verrecchia e il comandante. Intanto il capogruppo dell'Idv, Augusto di Stanislao, in Commissione Difesa oggi ha dichiarato: "Il Governo ascolti le voci disperate che arrivano dalla Savina Caylyn, la nave presa in ostaggio dai pirati lo scorso febbraio. L’esecutivo anche su questa vicenda è rimasto immobile. I marinai italiani sono ostaggio da oltre tre mesi e la Farnesina e il ministero della Difesa li hanno abbandonati al loro destino. L’Italia dei Valori ha già presentato un’interrogazione a risposta scritta lo scorso 16 febbraio, a firma Di Stanislao, senza ricevere nessuna risposta in merito. Il Governo si attivi immediatamente".