Sapeva degli abusi di un prete su due chierichetti e non fece nulla: condannato arcivescovo
“Sapeva degli abusi sessuali ma ha sempre taciuto per proteggere la reputazione della Chiesa”, con questa accusa un tribunale australiano ha condannato a due anni di prigione Philip Wilson, l’arcivescovo di Adelaide. Secondo i magistrati, l'alto prelato era a conoscenza delle violenze sessuali compiute dal sacerdote James Fletcher nei confronti di due chierichetti. Invece di denunciare alla polizia, preferì insabbiare tutto ed evitare lo scandalo. Wilson, di 67 anni, è il membro di più alto grado della Chiesa cattolica mai condannato al mondo per aver coperto questo tipo di reato.
I fatti risalgono al 1971 quando una delle vittime, Peter Creigh, aveva solo 10 anni e serviva come chierichetto nella parrocchia di Maitland, una città di 70mila abitanti nel New South Wales. Fu tra le mura ecclesiastiche che il prete pedofilo costringe il ragazzino a dei rapporti orali. Cinque anni dopo, l'adolescente trovò la forza per confidare tutto a Wilson. “Aveva lo sguardo terrorizzato quando glielo dissi”, ha affermato Creigh durante il processo. Ma l’arcivescovo, all'epoca un giovane sacerdote, non fece nulla. Anche un altro ex chierichetto confessò a Wilson le violenze sessuali però non fu creduto. Non solo: il religioso gli avrebbe ordinato di dire 10 Ave Maria come penitenza per aver mentito.
L’arcivescovo di Adelaide si è sempre dichiarato innocente. Davanti al giudice, Wilson ha sostenuto di non ricordare la confessione dei ragazzini e di non essere pertanto mai venuto a conoscenza delle azioni di James Fletcher. Nel 2004, il prete pedofilo fu arrestato per altri abusi sessuali a minori e morì in carcere tredici mesi dopo a seguito di un ictus. Secondo il giudice della corte di Newcastle, Robert Stone, la testimonianza di Creigh è “veritiera e credibile”. Per il magistrato non è ammissibile che Wilson non ricordasse il racconto dettagliato delle molestie sessuali fatto dai due chierichetti. “Creigh non aveva alcun motivo o interesse ad inventarsi la conversazione. L’arcivescovo ha sempre taciuto per proteggere la reputazione della Chiesa”, ha sottolineato Stone. L'avvocato della difesa ha sostenuto che negli anni '70 gli abusi sessuali commessi dal sacerdote sarebbero stati considerati “atti indecenti” e non dei reati. Un'arringa che però non ha convinto il giudice. Il pubblico ministero, inoltre, ha messo in dubbio l'onestà di Wilson, aggiungendo che per l'ecclesiastico le vittime delle violenze sessuali erano meno importanti della salvaguardia del buon nome della Chiesa. L’alto prelato, a cui è stato recentemente diagnosticato il morbo di Alzheimer, si è detto “deluso” del verdetto di colpevolezza. Dopo la condanna, Wilson ha deciso di “congedarsi” temporaneamente dai suoi doveri ecclesiastici. “Ora dovrò consultare i miei legali e se fosse necessario o appropriato per me fare passi più formali anche dimettendo da arcivescovo, allora lo farò”, ha dichiarato.
La sentenza è stata accolta con soddisfazione dalle altre vittime di violenze sessuali compiute da sacerdoti. “Penso che questa condanna porterà ad altri processi contro chi ha deliberatamente pensato solo alle istituzioni ecclesiastiche e ha lasciato che i bambini finissero in pasto ai lupi”, ha dichiarato Peter Gogarty, una vittima di abusi dentro la Chiesa. “Spero che questa sentenza metta fine all'ipocrisia, all'inganno e l'abuso di potere che la Chiesa ha dimostrato”, ha affermato Creigh uscendo dal tribunale. La condanna dell'arcivescovo Wilson suppone un altro scandalo per la Chiesa australiana dopo il caso del cardinale George Pell, l’ex “ministro delle finanze” del Vaticano, rinviato a giudizio con l’accusa di abusi sessuali a minori. L'anno scorso, un'inchiesta del governo australiano ha stabilito che il 37% dei casi di pedofilia registrati nel Paese riguardava preti cattolici.