San Raffaele, Don Verzé accusato di concorso in bancarotta
Non vi è pace per uno degli ospedali più importanti di Milano, il San Raffaele, da anni sotto la spada di un crac finanziario senza precedenti. Questa mattina numerose perquisizioni della Guardia di Finanza negli uffici di presidenza dell’ospedale e in altre strutture collegate al gruppo ospedaliero del San Raffaele in Lombardia, Liguria e Marche.
Le perquisizioni sono parte delle indagini condotte dalla Procura di Milano per il dissesto finanziario della struttura che ha portato anche all’arresto del faccendiere Piero Daccò. I Pm Luigi Orsi, Laura Pedio e Gaetano Ruta, titolari dell’inchiesta, hanno scritto cinque persone nel registro degli indagati tra cui anche il fondatore del San Raffaele don Verzé e l’ex direttore finanziario Mario Valsecchi. A vario titolo gli indagati sono accusati di bancarotta e false fatturazioni.
Secondo la ricostruzione dei magistrati dietro la gestione dell’ospedale era stato creato un apparato per creare fondi neri attraverso la sovrafatturazione di lavori compiuti per l’ospedale. Alcune società si sarebbero accordate con l’amministrazione del San Raffaele per aumentare arbitrariamente le fatturazioni, per poi cedere parte dell’incasso che andava ad alimentare un fondo nero. Tutti i costruttori coinvolti sono indagati, così come per la prima volta anche Don Verzé, dopo essere passato indenne in tutte le precedenti vicende della struttura e della Fondazione Monte Tabor che la gestisce. Già a luglio infatti la Procura di Milano aveva aperto una procedimento civile per fallimento che aveva portato al suicidio di Mario Cal, braccio destro di Don Verzé .
Per l’unico arrestato dell’inchiesta, Daccò, domani si deciderà la convalida dell’arresto che dovrebbe essere confermata a causa del pericolo di fuga dell’indagato. L’intermediario Daccò avrebbe sottratto dalle casse della struttura oltre tre milioni di euro alimentando quel buco immenso che si è creato nel tempo nei conti dell’ospedale. Il San Raffaele, infatti, ha un buco di bilancio di oltre un miliardo e mezzo di euro ed è sotto concordato preventivo del tribunale fallimentare di Milano, con un piano di risanamento della banca Vaticana, lo Ior, per ripianare parte dei debiti e riuscire a non licenziare tutti gli oltre quattromila dipendenti dell’ospedale.