Salvini firma il divieto di ingresso per Sea Watch: lo firmano anche Toninelli e Trenta
AGGIORNAMENTO: Il ministro dell’Interno Matteo Salvini rilancia le accuse contro Sea Watch, che da oltre 24 ore è al limite delle acque territoriali italiane a una quindicina di miglia da Lampedusa, dopo aver rifiutato il “porto sicuro” di Tripoli. “Ho appena firmato il divieto di ingresso, transito e sosta alla nave Sea Watch 3 nelle acque italiane, come previsto dal Nuovo Decreto Sicurezza. A quanto si apprende da finti del Viminale il ministro della Difesa Elisabetta Trenta e quello delle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli hanno controfirmato il provvedimento emesso questa mattina. Per Salvini “ciondolano nel Mediterraneo e giocano sulle pelle dei migranti, ma l'Italia non si fa dettare le regole dell'immigrazione da una Ong tedesca che usa una nave olandese fuorilegge”.
Ong: “Non riporteremo nessuno in Libia”
Intanto però nel pomeriggio di sabato per dieci migranti a bordo dell'imbarcazione è stato concesso lo sbarco a Lampedusa. Si tratta di sette persone che hanno bisogno di cure mediche e tre accompagnatori. Il via libera allo sbarco è arrivato dopo un controllo sanitario effettuato a bordo dalle autorità italiane. I dieci saranno trasbordati su una motovedetta della Guardia costiera che poi li porterà fino in porto a Lampedusa. L’Ong, da parte sua, ha ribadito di non voler portare nessun migranti in Libia. “Noi non riporteremo mai nessuno in Libia”, ha detto la portavoce Giorgia Linardi, ripetendo quanto il comandante aveva già detto e cioè che la Libia non è un porto sicuro. A bordo della nave Sea Watch 3 ci sono 52 migranti soccorsi martedì a 47 miglia dalle coste africane.
"Una persona costretta a seppellire cadaveri" – “Le persone a bordo ci hanno raccontato di aver trascorso lunghi periodi di detenzione in Libia – ha detto Linardi in un video postato su Twitter – e di aver subito vessazioni inenarrabili. Una persona ci ha raccontato di essere stato costretto a seppellire cadaveri per preparare il centro di detenzione alla visita di operatori esterni cercando di renderlo più presentabile. Anche il più piccolo dei naufraghi che ha solo 12 anni è stato imprigionato, senza un valido motivo. Un'altra persona ha raccontato di essere stata venduta e ha lavorato come servo per riconquistarsi la libertà e partire per mare. Molte persone raccontano di essere state riportate indietro. Un altro naufrago ci ha raccontato di aver assistito all'uccisione di un familiare con un colpo di kalashnikov sempre mentre era in detenzione. Noi non riporteremo mai nessuno in un Paese in cui avvengono queste cose e ci aspetteremmo che i nostri Governi si impegnassero perché questo non avvenga invece di alimentare la spirale del traffico”.