Salone del Libro è caos per CasaPound: Wu Ming e Ginzburg rinunciano, Raimo: “Ci sarò”
Sarà una lunga settimana di passione quella che aspetta gli organizzatori, e in particolare il direttore del Salone Internazionale del Libro Nicola Lagioia. Dopo le polemiche scatenate la scorsa settimana dall'editore Altaforte – casa editrice dalla linea editoriale sovranista, vicina a CasaPound, il cui referente si è dichiarato "fascista nell'unico modo in cui è possibile esserlo"- e le dimissioni dello scrittore Christian Raimo, uno dei consulenti, fino all'altro ieri, del direttore Lagioia, arrivano le prime rinuncia nel segno del "mai con i fascisti". Motivo per cui Wu Ming e Carlo Ginzburg hanno già fatto sapere di rinunciare al Salone, motivo per cui gli incontri programmati con la loro presenza saranno annullati. Wu Ming, in particolare, è stato molto critico con il comitato d'indirizzo del Salone:
Nel comunicato (diffuso ieri, ndr) hanno detto in sostanza che CasaPound non è fuorilegge, dunque può stare al Salone, basta che paghi. Come spesso accade, ci si nasconde dietro il "legale" per non assumersi una responsabilità politica e morale.
A cui ieri si sono aggiunte le parole di Carlo Ginzburg, lo scrittore e saggista ha dichiarato di "condividere pienamente" le motivazioni di Wu Ming: "Annullo la mia partecipazione, per una scelta politica, che non ha nulla a che fare con la sfera della legalità. E esprimo la mia solidarietà a Raimo". Il quale, tuttavia, ha appena annunciato su Facebook che al Salone del Libro ci sarà. Non in veste di consulente, ma come scrittore:
Io andrò al Salone del libro di Torino, non più da consulente, ma ancora da autore, lettore e cittadino. Il programma che Nicola Lagioia e il comitato editoriale ha messo su per quest'anno (anche io ho dato una piccola mano) è straordinario, anche da un punto di vista della qualità del dibattito intorno alla politica e alla democrazia.
Comunque andrà, se la fronda degli antifascisti per un "salone militante" (come scrivere Raimo nel lungo post che ha scatenato la bufera) crescerà o meno, la macchia sul lavoro di un anno messo a segno fin qui dalla squadra dei consulenti editoriali del salone è fatta e il pericolo e che rischi di allargarsi. Non è bastata la nota di Nicola Lagioia che rilanciava la palla nel campo del comitato di indirizzo del Salone (difatti agli editori e alle Istituzioni), bruciata sul nascere dalla richiesta di un "salone militante e antifascista" da parte di Raimo. A cui era seguita la nota del suddetto comitato che difatti aveva dato il via libera all'editore in questione, in mancanza di reati e sentenze relativi a reati di razzismo, odio e apologia del fascismo. Ma la storia continuerà, c'è da giurarci.