Tragicomico, paradossale, assurdo, grottesco. Di amare e ironiche definizioni per descrivere il kafkiano finale del processo relativo all'omicidio della quindicenne Sarah Scazzi, avvenuto nel lontano 2010, potrei tirarne fuori a iosa e credo che quelli contenuti nel dizionario non sarebbero sufficienti a rimarcare l'assoluta mostruosità giudiziaria partorita dai magistrati della corte d'Assise d'Appello di Taranto.
Il prossimo 15 ottobre Sabrina Misseri, condannata in primo grado e in appello – insieme alla madre Cosima Serrano, la cui decorrenza scadrà invece il prossimo 26 maggio, essendo arrestata qualche mese dopo rispetto alla figlia Sabrina – per l'omicidio della cugina Sarah, verrà scarcerata. A riferire la notizia è il quotidiano "La Gazzetta del Mezzogiorno". Scarcerata non perché assolta, ma per decorrenza dei termini di custodia cautelare che, secondo quanto disposto dall'articolo 303 del codice di procedura penale, non può durare più di sei anni. Cosa significa questo? Che in assenza di una condanna definitiva, ovvero confermata in terzo grado di giudizio, il presunto colpevole ha diritto ad uscire dal carcere.
Sabrina Misseri, infatti, è stata arrestata il 15 ottobre di 6 anni fa e il prossimo 15 ottobre, quindi, scadranno i termini di legge e potrà quindi aspettare a piede libero la pronuncia della Cassazione. Per quale motivo, però, accadrà tutto ciò, nonostante la condanna all'ergastolo sia stata emessa da ben due diversi collegi? Il mistero è presto svelato: la corte d'Assise d'Appello del Tribunale di Taranto, a distanza di quasi un anno dalla pronuncia del dispositivo che condannava Sabrina Misseri in concorso con la madre Cosima Serrano all'ergastolo per l'omicidio di Sarah Scazzi non ha ancora depositato le motivazioni della sentenza e senza le motivazioni per le parti diventa impossibile disporre il ricorso in Cassazione. Susanna De Felice, il giudice relatore che avrebbe dovuto occuparsi di stendere le motivazioni della sentenza pronunciata il 27 luglio del 2015, in questo lungo lasso di tempo risulta essere stata impegnata nella commissione d'esame per il concorso in Magistratura, impegno che ha portato alla dilatazione delle tempistiche di deposito. Ancora oggi, 11 agosto 2016, non è dato sapere quando le motivazioni verranno effettivamente depositate, quel che è certo è che l'udienza in Cassazione, dati i tempi ormai ridotti al lumicino, non potrà di certo svolgersi entro il prossimo 15 ottobre.
Il principio della decorrenza di termini della custodia cautelare per gli imputati in attesa di giudizio è stato introdotto per assicurare a ogni imputato non solo il rispetto del diritto alla presunzione di non colpevolezza che caratterizza il nostro ordinamento giuridico, ma anche – e soprattutto – per garantire che ogni processo penale possa concludersi in tempi "umani", rispettando inoltre il diritto alla ragionevole durata dei procedimenti sancito dall'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'Uomo.
Morale: l'eccessiva lentezza che ha caratterizzato l'iter del procedimento Scazzi, dovuta sicuramente alla complessità del caso giudiziario in sé – che ha visto l'alternarsi di numerose testimonianze e altrettante ritrattazioni, condite da un corollario di indizi e prove contrastanti e poco solide – unita all'indolenza per cause di forza maggiore del collegio giudicante che non ha rispettato i termini di legge previsti per il deposito delle motivazioni, ha fatto sì che si sia raggiunta la decorrenza della custodia cautelare per Sabrina, che ora ha diritto ad attendere la propria sentenza definitiva da donna libera.