Yirelis uccisa in casa a Cassino: continuano le indagini, decisive le analisi sulle prove
Continuano le indagini sulla morte di Yirelis Peña Santana, la trentaquattrenne di origine domenicane ritrovata senza vita nell'appartamento in cui viveva a Cassino lo scorso maggio. Il corpo della donna si trovava in un lago di sangue quando è stato trovato da un vicino dell'appartamento, in via Pascoli. Proprio dall'abitazione gli inquirenti, nel corso delle varie perquisizioni, hanno isolato e prelevato alcune prove, al vaglio del laboratorio in queste ore.
I risultati degli esami, in corso nella sezione di Genetica forense e di Balistica della polizia scientifica di Roma, potrebbero portare chiarimenti necessari alla chiusura delle indagini, come riporta Ciociaria Oggi.it.
Accusato un operaio ventiseienne
Per quanto accaduto alla donna, è stato accusato un operaio di 26 anni: quando è stato bloccato dalla polizia, nella stazione di bus di Cassino, di ritorno da Roma, avrebbe avuto ancora le scarpe sporche di sangue. Prima di ucciderla a coltellate, l'avrebbe picchiata brutalmente. Poi l'avrebbe attaccata con un coltello: quattro i colpi fatali, uno dei quali le avrebbe perforato un polmone. La morte sarebbe sopraggiunta qualche ora dopo. Ad incastrarlo, oltre alle scarpe e ai vestiti, ancora sporchi di sangue, un'impronta insanguinata sul muro dell'appartamento della donna, ai piedi del corpo.
Il giovane si trova in stato di fermo in carcere, ma lui continua a negare le accusa. Nel frattempo non si esclude che possa essere sottoposto ad una nuova perizia psichiatrica per verificare che il ventiseienne fosse capace di intendere e di volere al momento dei fatti. Secondo l'esperto della difesa, non era lucido. Opinione diversa quella dell'esperto scelto dalla Procura.