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Yirelis uccisa a coltellate in casa a Cassino: continuano le ricerche dell’arma del delitto

Yirelis Peña Santana è stata accoltellata con una lama lunga almeno 20 centimetri che ancora non è stata ritrovata: continuano le ricerche da parte degli inquirenti.
A cura di Beatrice Tominic
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Sono trascorsi dieci giorni dalla mattinata in cui, lo scorso 27 maggio 2023, un vicino di casa insospettito dalla porta lasciata aperta, è entrato nell'abitazione di Yirelis Peña Santana, al civico 27 di via Pascoli a Cassino e ha trovato la donna priva di vita, in un lago di sangue.

Ad ucciderla, dopo essere stata massacrata di botte, la notte precedente almeno quattro coltellate tra collo, torace e volto. L'arma del delitto, però, non è mai stata ritrovata. Gli investigatori della squadra mobile continuano a cercare quello che, secondo le ricostruzioni, dovrebbe trattarsi di un coltello dalla lama lunga almeno 20 centimetri. Per rintracciare l'arma, come riporta l'edizione locale de il Messaggero, i poliziotti hanno eseguito un nuovo sopralluogo nell'abitazione di Sandro Di Carlo, il presunto killer, accusato di omicidio aggravato dai futili motivi.

Sandro Di Carlo, accusato di aver ucciso Yirelis Peña Santana

Il quadro indiziario nei confronti del ragazzo è stato ritenuto completo: l'impronta di una sua mano, come ha confermato la banca dati Afis (Sistema Automatizzato di Identificazione delle Impronte) si trovava all'interno dell'abitazione della donna. Oltre a questo e alle telefonate risalenti a poche ore prima dell'omicidio; al momento dell'arresto, 36 ore dopo il delitto, il ragazzo avrebbe avuto ai piedi ancora le scarpe sporche di sangue.

Fermato nella notte di domenica 28 maggio, il ragazzo, 26enne rampollo di una nota famiglia di costruzioni del frusinate, non ha opposto resistenza. L'identificazione del ragazzo è arrivata poco tempo dopo la scoperta del corpo privo di vita della trentaquattrenne, a seguito di una perquisizione nella casa dell'indiziato, dove sono stati rinvenuti anche i vestiti macchiati di sangue.

Il trasferimento a Roma

Nonostante la presenza nel carcere di Cassino del reparto riservato a coloro che si macchiano di reati Sex offender, per ragioni di sicurezza Di Carlo è stato trasferito nell'istituto penitenziario romano di Regina Coeli.

Davanti al gip, continua a sostenere di "non aver ucciso" la donna: secondo il suo racconto sarebbe stato a casa della donna prima dell'assassinio e poi ci sarebbe tornato la mattina dopo, trovandola priva di vita in un lago di sangue. La difesa ha chiesto nei suoi confronti una perizia psichiatrica, ma non ci sono risposte dal gip: secondo l'avvocato il ragazzo, oltre ai precedenti per lesioni e rissa, avrebbe anche pregressi clinici.

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