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Vivono e lavorano a Roma ma la polizia costringe gli attivisti a lasciare la città perché hanno protestato

Tommaso e Sabina sono due attivisti di Extinction Rebellion che vivono, lavorano e studiano a Roma. Nonostante questo hanno ricevuto dalla polizia un foglia di via con l’obbligo di lasciare la città.
A cura di Natascia Grbic
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Lavorare, studiare e vivere a Roma, ma ricevere un foglio di via che impone di abbandonare la città entro due ore. Senza tenere in considerazione la possibilità di licenziamento, il contratto di impiego e quello di locazione. E il fatto che lasciare tutto quello che si ha nel giro di nulla, prendere magari un treno o una macchina e andare via non si sa nemmeno dove, non è fattibile. Eppure è proprio quello che è capitato a due attivisti di Extinction Rebellion, movimento ambientalista che si è reso protagonista di numerose azioni non solo nella capitale, ma anche nel resto del mondo. Sabina e Tommaso vivono a Roma, lavorano, studiano, eppure qui adesso non potrebbero esserci. In seguito al blitz effettuato nella giornata di venerdì, dove decine di attivisti hanno scaricato quintali di letame davanti al ministero dell'Interno, occupando la piazza, la Polizia ha effettuato diversi fermi e portato i ragazzi in commissariato. A diversi di loro è stato notificato il foglio di via da Roma.

"Mi hanno detto ‘fai ricorso'"

"È stata una situazione surreale, abbiamo passato diverse ore nel commissariato e non abbiamo ancora capito se oltre ad avere il foglio di via siamo stati denunciati – racconta a Fanpage.it Tommaso, attivista di XR – Non si capiva nulla, era tutto molto caotico e confusionario. Quando mi hanno dato il foglio di via da Roma ho spiegato che qui ho un contratto di affitto e frequento la Scuola d'Arte Cinematografica Gian Maria Volonté, cosa che mi rende impossibile allontanarmi dalla città. Non hanno voluto sentire ragioni, mi hanno detto ‘e allora fai ricorso'. Ma intanto avrei comunque dovuto andare via da Roma, cosa che non ho fatto".

"Considerati socialmente pericolosi, ma nostra è protesta non violenta"

Nella stessa situazione di Tommaso c'è Sabina. Anche lei vive e lavora a Roma. "Quando mi hanno dato il foglio di via ho fatto immediatamente vedere sul telefono il contratto di affitto e di lavoro. Mi hanno detto che non gli interessava, e che avrei potuto fare ricorso per farmelo annullare. Quella che abbiamo fatto è stata un'azione non violenta, e loro ci hanno dato il foglio di via perché ci ritengono socialmente pericolosi. Ho chiesto cosa avrei dovuto fare dato che, oltre ad andare al lavoro, era materialmente impossibile che potessi andare via dalla città quella sera. Mi hanno risposto che mi sarei dovuta chiudere in casa. Abbiamo fatto ricorso e sicuramente sarà annullato, ma intanto resta il fatto che abbiamo violato il provvedimento dato che non ce ne siamo andati. Una situazione assurda".

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