Fino a qualche mese fa più o meno tutti davano per perdente in partenza una ricandidatura di Virginia Raggi al Campidoglio.
La ricerca di un secondo mandato, per quanto naturale, avrebbe certificato il fallimento del Movimento 5 Stelle alla guida della Capitale, dopo la cavalcata trionfale del 2016, con un risultato drammatico nelle urne.
Oggi non è più così. Non solo la sindaca ha incassato lo scontato via libera a un terzo mandato elettivo con il voto su Rousseau, picconando l'ultimo capo saldo dell'ortodossia grillina, ma ha recuperato grinta e capacità di attacco, non limitandosi più a incassare i colpi.
Cosa è successo? In questo ultimo scorcio di mandato Virginia Raggi e la sua maggioranza non sono riusciti di certo a invertire il declino di Roma, né tanto meno a imporre seriamente al parlamento e al governo il tema della riforma istituzionale e delle risorse per la città.
Al contrario: la capitale continua a essere una città fallita nei fatti, rintorcinata su se stessa, dove i problemi si cronicizzano invece di risolversi. Alla crisi del sistema dei rifiuti si somma l'inefficienza e i ritardi nella rete dei trasporti, dove la questione sociale è un eterno rimosso mentre si discute di gabbiani, topi e degrado.
Semplicemente Virginia Raggi non ha al momento avversari. La sindaca balla da sola. A Roma si direbbe "se la canta e se la sona".
Il Partito Democratico e il centrosinistra non hanno ancora deciso se e quando faranno le primarie, dando vita a un estenuante dibattito su nomi, metodo e processo che è arrivato a nauseare anche gli addetti ai lavori.
Il centrodestra, che con più pudore non mette in scena i propri conflitti lasciandoli alla gestione di vertici di cui non si ha che raramente notizia, è diviso tra Fratelli d'Italia che pretende di indicare il nome del candidato sindaco come se fosse un suo diritto naturale, e la Lega (con un protagonismo diretto di Matteo Salvini) determinata a trovare un nome della società civile.
Sfruttando il vuoto e le difficoltà degli avversari Raggi è tornata in pista, cominciando a dettare i tempi del dibattito e costringendo anche i più titubanti pentastellati ad accettare come un dato di fatto che a lei non esiste alternativa.
Certo le cose potrebbero cambiare: la campagna comunicativa della sindaca è imperniata esclusivamente sul mostrare il rifacimento di strade, caditoie, piccoli lavori di manutenzione urbana e del verde, con un profluvio di post su Facebook, Instagram, Twitter. A qualsiasi domanda la risposta è più o meno sempre stiamo rifacendo le strade.
Una zoppicante normale amministrazione viene presentata come il Buon Governo, in una completa identificazione tra azione politica e routine amministrativa. Un discorso che è destinato ad andare in pezzi di fronte ad avversari in grado di mettere sul piatto e affrontare davvero i problemi della città che ne ipotecano il futuro. Ma di avversari così, per ora, non ce n'è nemmeno l'ombra.