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Violentata a Primavalle alla festa di Capodanno, la verità nella sentenza: tutti hanno mentito

Alla festa di Capodanno 2021 organizzata in piena pandemia in una villetta di Primavalle, periferia Nord Ovest di Roma, hanno partecipato diverse comitive di ragazzi, tutte accumunate, secondo quanto si legge nelle motivazioni della sentenza, da “dichiarazioni confuse e spesso reticenti” o “mendaci”.
A cura di Enrico Tata
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Quella notte tutti hanno mentito. Sia gli amici di Patrizio Ranieri, condannato a 5 anni e 6 mesi di carcere per aver violentato una 16enne, sia le amiche della vittima. Alla festa di Capodanno 2021 organizzata in piena pandemia in una villetta di Primavalle, periferia Nord Ovest di Roma, hanno partecipato diverse comitive di ragazzi, tutte accumunate, secondo quanto si legge nelle motivazioni della sentenza depositate dai giudici e riportate dal quotidiano La Repubblica, da "dichiarazioni confuse e spesso reticenti" o "mendaci". Alcuni hanno mentito per "intenti difensivi di immagine", altri per tutelare "il gruppo di appartenenza".

La loro reticenza, ipotizzano i giudici, potrebbe essere spiegata dalla non comprensione della gravità di quanto accaduto quella notte. Potrebbero aver risentito, infatti, di una diversa "diversa e riduttiva percezione-valutazione delle condotte poste in essere e della gravità delle medesime". I ragazzi che hanno festeggiato nella villetta hanno violato la normativa anticovid vigente in quel periodo, hanno esagerato con l'alcol e hanno fatto uso di droghe e psicofarmaci "nella inconsapevolezza dei loro reali effetti e per la facilità nell’intimità e promiscuità sessuale nonostante si fosse in presenza di soggetti giovanissimi".

Dopo qualche ora, hanno ricostruito i magistrati, il party era già fuori controllo, tra fiumi di alcolici e cocaina. I ricordi della vittima sono per questo annebbiati e quindi gli inquirenti hanno dovuto provare le loro accuse basandosi su referti medici, chat e intercettazioni. Il ragazzo condannato ha mostrato agli amici una maglietta sporca del sangue della vittima, mentre lei era stesa e stravolta sul divano. Nonostante questo, "tutti i partecipanti alla festa, non solo l’imputato, hanno riferito che i rapporti sessuali erano stati voluti e cercati dalla parte lesa, tanto che nessuno neppure le amiche più strette si era preoccupato di quanto accadeva".

Ma la vittima non era lucida e i suoi amici hanno una "percezione superficiale del concetto di lucidità che non tiene conto dell’incidenza delle sostanze sul meccanismo della coscienza e volontà". Secondo i giudici, la 16enne non era in grado di "comprendere appieno e valutare il significato delle proprie scelte". Era “incosciente o quanto meno semi incosciente” e per questo "non poteva esprimere un valido consenso".

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