Violenta la badante ma la famiglia lo difende: “Era pagata per fare sesso con lui”

Un uomo di cinquantacinque anni è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione, per essere stato riconosciuto colpevole di aver violentato la badante nella cucina della propria abitazione. Nel corso del processo – il cui svolgimento è raccontato oggi sulle pagine del Corriere della Sera – sia il figlio che la moglie dell'uomo, lo hanno difeso a spada tratta. A dire dei familiari era sottinteso che nell'accordo con la donna ci fosse anche la circostanza di sviluppare un rapporto affettivo e sessuale con l'uomo, che ha problemi di deambulazione a seguito di una malattia.

La donna, dal canto suo, ha risposto al pubblico ministero chiarendo di aver accettato un lavoro da colf, di certo non aveva nessuna idea che tra le sue mansioni rientrassero quelle di un'amante. Nel suo racconto trenta giorni da incubo, in cui ha dovuto subire avance e battute sessuali, e poi veri e propri approcci sempre più difficili da respingere e infine le minacce e la violenza sessuale.

La vicenda si svolge nel 2018. Secondo l'uomo e i suoi familiari le richieste poste durante il colloquio erano chiare, ma la donna ha bisogno di soldi ha un bisogno disperato di soldi e accetta. Un giorno lei esasperata, beve troppo tentando di allontanarsi da quella realtà e l'uomo, approfittando della sua fragilità, la violenta. La donna dopo poche ore va dalla polizia e lo denuncia. Inizia così il processo terminato con la condanna: l'uomo ha sempre sostenuto che il rapporto sarebbe stata consenziente e la sua famiglia che la donna era stata pagata anche per quello, per soddisfare i bisogni sessuali dell'uomo che doveva assistere.