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Vigili urbano licenziato dopo la condanna per stalking: la decisione della Cassazione

I giudici hanno motivato così la loro sentenza: chi “opera a presidio degli interessi della collettività” non può rendersi responsabile di condotte di  “particolare riprovevolezza”, come “plurimi atti persecutori”.
A cura di Redazione Roma
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La Corte di Cassazione ha confermato il licenziamento per l'istruttore della Polizia Locale di Roma Capitale, allontanato dal corpo dopo essere stato condannato per stalking nei confronti dell'ex compagna. Secondo quanto stabilito dai giudici, che hanno emesso la sentenza a seguito del ricorso dell'ex dipendente comunale, chi "opera a presidio degli interessi della collettività" non può rendersi responsabile di condotte di  "particolare riprovevolezza", come "in plurimi atti persecutori – si legge nella sentenza – consistiti in minacce gravi e reiterate molestie, causando in tal modo uno stato di ansia, paura e preoccupazione con modificazioni della condotta di vita".

A riportare la decisione dei giudici dell'estrema corte oggi è il quotidiano il Messaggero nelle pagine della cronaca locale. La sentenza conferma la decisione della Corte di Appello, che ha ribaltato la decisione del giudice del lavoro, il quale aveva deciso che il reato per il quale l'agente della Locale era stato condannato, per quanto grave, attenesse alla sfera privata e non a quella delle sue funzioni pubbliche, e che dunque non avrebbe dovuto portare all'allontanamento dal corpo.

Da qui la tesi della difesa: il comportamento del vigile urbano non aveva recato danno all'amministrazione, per cui il licenziamento appariva una scelta ingiustificata. I legali dell'uomo inoltre hanno sostenuto che il licenziamento fosse un atto non solo illegittimo, ma anche sproporzionato. Una testi respinta dagli ermellini, che hanno invece ribadito la decisione dei giudici di secondo grado: fatti così gravi nella condotta privata, rimangono incompatibili con ricoprire un servizio così delicato come quello di chi si trova a operare al servizio della collettività in un ruolo di tutore dell'ordine pubblico e della legalità.

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