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Ventenne violentata dal pr: come è possibile che l’ospedale abbia distrutto delle prove essenziali

Aperta un’indagine per fare chiarezza sui motivi per cui sono stati distrutti i campioni al Santo Spirito, prove essenziali della violenza alla ragazza immagine da parte del promoter.
A cura di Beatrice Tominic
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Perché il Santo Spirito ha distrutto i campioni biologici, prove essenziali della violenza sessuale ai danni di una ventenne al Tiburtino? È quanto stanno cercando di comprendere dalla Asl di Roma 1 dove è stata chiamata una task force a fare chiarezza.

I campioni biologici erano stati prelevati nel mese di ottobre quando la ragazza si è presentata al pronto soccorso dell'ospedale San Filippo Neri insieme alla madre dopo una serata in discoteca. La giovane, ingaggiata come ragazza immagine per l'evento, non ricordava niente se non che, il suo promoter, un uomo di 36 anni, le aveva dato da bere un drink.

A rintracciarla, dopo ore di chiamate e messaggi senza risposta, era stata la madre tramite un'app di geolocalizzazione. La giovane si trovava in un'automobile a Settecamini, ancora in totale stato confusionale senza sapere come né quando ci fosse arrivata. Subito dopo le due avevano raggiunto l'ospedale.

I campioni biologici ottenuti al pronto soccorso

Dalle condizioni in cui si trovava la ragazza e dal suo racconto sono scattate le indagini. Prima, però, i medici del pronto soccorso hanno prelevato dei campioni biologici da utilizzare nel corso delle indagini per cercare di rintracciare l'aggressore e chiarire se avesse utilizzato droghe per stordire la giovane prima della violenza. Proprio per questo il pm aveva richiesto che i campioni fossero analizzati da una tossicologa per chiarire l'eventuale presenza di droga o alcol nel corpo della giovane. Tutti i campioni, però, sono stati distrutti dall'ospedale Santo Spirito, dove erano stati trasportati per ulteriori analisi.

La distruzione dei campioni biologici: doveva essere utilizzati come prova

Ad incastrare il presunto stupratore, il promoter di 36 anni, è stato il suo stesso dna, trovato e già rivelato dagli agenti del Ris sull'intimo della giovane. I campioni biologici raccolti dall'ospedale San Filippo Neri, però, erano considerati prove essenziali soprattutto per avvalorare il sospetto che, per stordire la ragazza come anticipato, il promoter avesse fatto ricorso a sostanze stupefacenti, come la cosiddetta "droga dello stupro".

I campioni, composti da reperti di sangue, urine e altro materiale biologico, sono stati smaltiti secondo le normali procedute. Sarà complicato verificare i sospetti visto che ora, tutto ciò che resta dei reperti, sono soltanto i dati riportati nelle cartelle cliniche. Sui quali, naturalmente, non è possibile svolgere ulteriori verifiche.

Perché i campioni biologici, prove essenziali dello stupro, sono stati distrutti

La task force organizzata dalla Asl di Roma 1 ha lo scopo di chiarire il motivo per cui i campioni sono stati distrutti. Finché non ci saranno certezze sul caso, possiamo soltanto avanzare delle ipotesi. Oltre a quella dell'errore umano per cui, in tal caso, non si esclude che possa essere necessario rintracciare anche eventuali responsabilità, la più probabile è che i campioni biologici siano arrivati in ospedale senza essere stati conservati a dovere e che, proprio per questo, si trovassero già in stato alterato. In caso di conservazione non adeguata, però, non sarebbero stati ammissibili ai fini forensi. E, in parole povere, da prove essenziali, sarebbero diventati campioni biologici dal valore discutibile (anche nullo, in tribunale).

I campioni sarebbero stati, secondo questa ipotesi, eliminati perché privi di alcuna valenza, sia in laboratorio che in tribunale, ritenuti ormai soltanto reperti danneggiati e non più recuperabili.

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