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Vendevano banconote false su Telegram in tutta Europa: tre arresti, fra loro un 27enne di Colleferro

Un giro di affari dal valore di 180 mila euro per la produzione di banconote contraffatte.Arrestati tre uomini residenti a Padova per associazione a delinquere, tra loro un 27enne di Colleferro. Fra gli acquirenti anche belgi, tedeschi e spagnoli, alcuni minorenni.
A cura di Enza Savarese
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Vendevano banconote contraffatte online, su Telegram. E sono stati arrestati. Tra gli accusati anche un ventisettenne di Colleferro nel comune di Roma, ma domiciliato a Padova. L'accusa per i tre è di associazione a delinquere.

L'indagine avviata dalla Procura di Lecce, dove è stato trovato il laboratorio di contraffazione, cerca di ricostruire il traffico di banconote false avviato su diversi canali Telegram dai tre arrestati, tutti residenti a Padova. L'operazione è stata avviata con l'aiuto dei carabinieri e degli specialisti dell'Europol.

Banconote contraffatte e rivendute online: l'indagine della Procura di Lecce 

Si facevano chiamare "I tre Immortali". Il trio era conosciuto sui canali Telegram per rivendere online banconote contraffatte dal valore di 20, 50 e anche 100 euro. Un'attività illegale, che secondo le indagini avviate dalla Procura di Lecce e coordinate dalla sostituta procuratrice Maria Grazia Anastasia, dal valore di 180 mila euro. Fino al dicembre del 2024 l'operazione del trio contava almeno 188 spedizioni. Le transazioni di banconote contraffate erano destinate ad uffici postali o punti vendita privati. Il pagamento avveniva tramite bonifici, account Paypal oppure versamenti con criptovalute.

Le Procura di Lecce ha potuto individuare tra gli acquirenti privati italiani, ma anche spagnoli, tedeschi e belgi. Tra questi sarebbero stati identificati dei minorenni.

Soldi falsi, nel giro anche un ventisettenne di Colleferro

Tra i tre accusati, anche un ventisettenne di Collaferro, comune di Roma che però risiedeva a Padova come agli altri due accusati. Il ragazzo avrebbe avuto il ruolo di amministratore delle chat in cui venivano organizzate le spedizioni delle banconote contraffatte.

In particolare il giovane si occupava della sicurezza e gestiva la possibile minaccia di infiltrati nei canali Telegram che potevano compromettere l'attività illegale. Il suo complice quarantaduenne, il più vecchio dei tre accusati si occupava invece di interfacciarsi con i clienti e di organizzare la produzione delle banconote.

Il laboratorio si trovava a Lido Marini, in provincia di Lecce. Le forze dell'ordine hanno sequestrato le tre stampanti con cui avveniva la produzione illegale delle banconote.

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