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Covid 19

Variante Omicron, task force allo Spallanzani sulla mutazione sudafricana e le misure da adottare

L’Istituto Spallanzani ha avviato un tavolo con l’Istituto di malattie infettive di Johannesburg al fine di studiare la variante sudafricana e adottare le misure necessarie per proteggersi.
A cura di Natascia Grbic
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Si è insediata all'Istituto di malattie infettive Lazzaro Spallanzani la task force per lo studio della nuova variante sudafricana. A comunicarlo è stato lo stesso ospedale, che ha anche comunicato un tavolo di comunicazione permanente con il NCID, ossia l'Istituto di malattie infettive omologo allo Spallanzani a Johannesburg. Obiettivo è monitorale l'andamento della variante e studiare le misure da adottare. "Relativamente alla preoccupazione che si sta diffondendo nel paese per la nuova variante si desidera ribadire, ancora una volta, come sia fondamentale prima osservare e studiare il fenomeno e successivamente stabilire le necessarie misure da adottare, evitando reazioni emotive non supportate da fondamento scientifico – spiega in un comunicato la Regione Lazio – L'istituto Lazzaro Spallanzani esprime inoltre grande apprezzamento per la netta presa di posizione della presidente della Commissione europea Ursula von der Layen, che con forza ha chiesto alle aziende farmaceutiche di aggiornare quanto prima i vaccini, rendendoli efficaci contro le varianti in corso".

La variante Omicron spaventa il mondo, ma i dati sono ancora pochi

La nuova variante del coronavirus isolata in Sudafrica fa paura. Il primo caso in Europa è stato registrato in Belgio, si tratta di una donna non vaccinata, proveniente dall'Egitto e passata per la Turchia, ma senza legami con i paesi della zona meridionale dell'Africa. Al momento la variante non è ancora arrivata in Italia anche se, vista l'esperienza con le scorse mutazioni del virus, è altamente probabile che succeda. L'Oms l'ha classificata come pericolosa, ma i dati sono ancora pochi e frammentati. "È chiaro che se fosse un elemento, come sembra, da tenere sotto controllo, devono scattare misure di carattere internazionale, non solo a livello regionale – ha dichiarato l'assessore Alessio D'Amato a Fanpage – Nel Lazio abbiamo un contact tracing importante, anche se a volte non c'è una collaborazione piena da parte dei cittadini. I positivi evitano di dire l'albero dei contatti che hanno avuto ai nostri operatori, e questo per noi è un elemento di grande criticità".

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