Variante brasiliana Covid, il Lazio è una delle 4 regioni in cui è più diffusa
Il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, ha dichiarato in conferenza stampa a Palazzo Chigi che la variante brasiliana del coronavirus è diffusa al 4,3 per cento in quattro regioni: Umbria, Toscana, Marche e Lazio. "E' un dato particolarmente preoccupante ma queste varianti sono nuove e devono essere stimate sia rispetto ad aumentata trasmissibilità che alla potenzialità di non garantire la stessa copertura immunitaria: aumentata la trasmissibilità e la potenziale capacità di ridurre la protezione. Sono estremamente importanti da monitorare ed è importante che si adottino le misure più restrittive possibili. Le regioni che hanno avuto questi focolai stanno adottando tempestivamente le zone rosse. La variante sudafricana è allo 0,4%, in particolare in alcune zone del Sudtirolo", ha detto Brusaferro, che ha poi aggiunto: "Per la variante brasiliana la sfida è il contenimento: bisogna intervenire chirurgicamente ed evitare che si diffonda in altri contesti".
Il caso della scuola romana chiusa per variante brasiliana
Ieri l'assessore regionale alla Sanità del Lazio, Alessio D'Amato, ha dichiarato: "Abbiamo avuto finora una decina di casi di variante brasiliana. Nella nostra regione le varianti più diffuse sono quella inglese e iberica. Di quella sudafricana, nessun caso". Il 23 febbraio scorso la scuola Sinopoli-Ferrini del quartiere Trieste di Roma è stata chiusa proprio a causa di un caso di variante brasiliana. A risultare positiva è stata una insegnante della scuola media Sinopoli.
Dopo la variante sudafricana e la variante inglese, è stata individuata in Brasile, ma anche in Giappone, una terza variante individuata con la sigla B.1.1.28.1 o più semplicemente P.1. Secondo gli scienziati condivide alcune mutazioni con la variante sudafricana. È caratterizzata, come le altre due, da una maggiore contagiosità.
A preoccupare, a livello regionale e nazionale, è anche la variante inglese. Ha dichiarato Brusaferro: "La variante inglese ha una prevalenza stimata nel nostro Paese del 54 per cento. La circolazione della variante inglese è maggioritaria e lo sarà sempre di più e ha una più elevata trasmissibilità. Il modo migliore di contrastare la trasmissibilità è ridurre le occasioni di trasmissione".