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Valeria incinta di 6 mesi ha un aborto per cancro all’utero causato dal papilloma virus

La storia di Valeria è quella di una donna che ha lottato contro un tumore al collo dell’utero da papilloma virus, che le ha portato via la sua prima figlia. Oggi sensibilizza i giovani sull’importanza di prevenzione e vaccinazione.
A cura di Alessia Rabbai
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Valeria ha trentasette anni ed è romana, fa l'insegnante di pallavolo, è sposata e ha una bellissima bambina. All'età di ventisei anni incinta al sesto mese ha perso la sua prima figlia a causa di complicazioni dovute al tumore del collo dell'utero. Reduce dalla sua esperienza sensibilizza i giovani che allena e non solo. Fanpage.it grazie alla Favo, la Federazione italiana delle Associzioni di Volontariato in Oncologia, racconta la sua storia in occasione della Giornata internazionale contro l'Hpv che ricorre ogni 4 marzo, per fare informazione sull'importanza di prevezione e vaccinazione. Valeria fa un appello alle lettrici e ai lettori di qualsiasi età: "Il primo messaggio è alle istituzioni, affinché facciano il più possibile informazione su prevenzione e vaccinazione nelle scuole, luoghi di lavoro e ambienti sportivi. Il secondo messaggio lo rivolgo a tutti: di non procrastinare i controlli per impegni scolastici, lavorativi o personali. Prenderci cura della nostra salute è un atto d'amore verso noi stessi".

"Sono viva grazie agli screening della Regione Lazio"

Valeria ci ha raccontato la sua esperienza: "Ho scoperto di aver contratto il papilloma virus nell'estate del 2013 dai risultati dello screening al collo dell'utero della Regione Lazio. Mi è arrivata la lettera della Asl, con l'indicazione di recarmi in consultorio per svolgere il Pap Test di routine. Prima di allora ho sempre rimandato gli appuntamenti dal ginecologo, per non saltare impegni lavorativi e personali. Quando ero adolescente non c'era molta informazione sull'Hpv, a scuola non ne ho mai sentito parlare. Ancora oggi affrontare in famiglia discorsi sul sesso e malattie sessualmente trasmissibili è spesso un tabù. Con i propri figli sono convinta che bisogna parlare di tutto in serenità".

"Avevo un cancro aggressivo al collo dell'utero"

"Sono andata a fare il Pap Test e dopo solo tre giorni mi hanno contattata al telefono dicendomi che mi sarei dovuta velocemente recare in un ospedale associato alla Asl, per fare delle visite di approfondimento. Dalla colposcopia (un esame che svolge il ginecologo attraverso uno strumento ottico per esaminare il collo dell'utero e durante il quale si può anche fare una biopsia con il prelievo di alcune cellule), è risultato che avevo un adenocarcinoma al collo dell'utero, uno dei tumori più aggressivi. Appena ricevuta la diagnosi mi è mancata la terra sotto ai piedi. Caratterialmente sono sempre stata una persona forte, una sportiva. Così mi sono rimboccata le maniche e ho affontato il lungo e difficile percorso sia sotto il lato oncologico che ginecologico. La mia grande fortuna è stata quella di avere persone che mi sono rimaste accanto e mi hanno sostenuta.

"Al sesto mese di gravidanza ho perso mia figlia Sofia"

"Quando i valori delle analisi sono tornati normali ho chiesto alla ginecologa se potessi iniziare a programmare una gravidanza, mi è stato concesso e nel 2016 ho scoperto di essere incinta della mia prima figlia, Sofia. Purtroppo il collo dell'utero sul quale il ginecologo è intervenuto per rimuovere il tumore non ha retto il suo peso e, nonostante le procedure messe in atto dagli specialisti, l'ho persa a sei mesi di gestazione. Sono rimasta incinta una seconda volta, la seconda gravidanza è stata pensantissima, l'ho passata al letto e con terapia farmacologica. Ma è andata bene".

I ginecologi raccomandano prevenzione e vaccinazione

Sull'importanza di prevenzione e vaccinazione abbiamo intervistato Giovanni Scambia, direttore del Polo Scienze della Salute della Donna e del Bambino della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli e professore Ordinario di Ginecologia e Ostetricia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore: "È ormai scientificamente dimostrato che il tumore del collo dell'utero, alcuni tumori della vulva e dell'orofaringe (questi ultimi nella donna e nell'uomo) sono causati da alcuni ceppi di papilloma virus. Infettando una cellula e persistendo negli anni producono alterazioni che portano al cancro. La vaccinazione preventiva svolge un ruolo fondamentale, perché previene l'insorgenza delle lesioni pretumorali. Bisogna puntare all'obiettivo di un mondo con papilloma zero, se ci vaccinassimo tutti il tumore al collo dell'utero sarebbe un ricordo.

Funziona anche nella prevenzione delle recidive delle infezioni, se se si è già contratto il virus e ci si è sottoposti a trattamento chirurgico. Se un uomo ha la compagna che ha contratto il papilloma virus, può sottoporsi ad un controllo dermatologico a livello del pene e fare il vaccino. La Regione Lazio è stata tra le prime in Italia già a partire dal 2018 ad utilizzare il nuovo test Hpv Dna come test primario di screening nelle donne al di sopra dei 30 anni (test più sensibile nel predire il rischio di sviluppare una lesione pretumorale) mentre il Pap Test continua ad essere usato nelle donne tra i 25 e i 30 anni. Inoltre nel Lazio ad oggi la vaccinazione Hpv con il nuovo vaccino Nonavalente offerta a partire dagli 11 anni agli adolescenti di entrambi i sessi è diventata gratuita nelle donne fino ai 26 anni e nei maschi fino ai 18 anni e può essere fatta anche da adulti".

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