Va in ospedale con la moglie morta: sul cadavere ferite alla testa, su tutto il corpo e morsi
Ferite lacero contuse al cranio e su tutte le parti del corpo, lividi su mani, gambe, tronco e braccia, con segni riconducibili a morsi provocati da una persona. È quanto riscontrato sul cadavere di Rosa D'Ascenzo, la settantunenne morta a Sant'Oreste in provincia di Roma, il cui corpo senza vita è stato portato in auto dal marito all'ospedale di Civita Castellana. La Procura della Repubblica di Tivoli ha reso noto che "il personale medico ha ribadito la certa incompatibilità delle ferite con una caduta".
Il marito, Giulio Camilli, in carcere per omicidio aggravato riconducibile a femminicidio, nei confronti del quale il gip oggi ha convalidato l'arresto e la misura di custodia cautelare, ha dichiarato a sanitari e polizia giudiziaria che sua moglie è morta a causa di un malore che l'ha fatta inavvertitamente "cadere dalle scale". Sulla salma della donna verrà svolta l'autopsia, che chiarirà le cause del decesso.
Tracce di sangue all'interno dell'abitazione di Rosa D'Ascenzo
Una versione quella fornita da Camilli che non ha convinto gli inquirenti. Ad aggravare la posizione dell'indagato ci sono le tracce di sangue trovate all'interno dell'abitaizone della donna durante i rilievi scientifici. Si tratta, spiegano dalla Procura, di tracce di sangue di varia altezza sul lato esterno della porta di ingresso, altre su un pezzo di legno trovato all’esterno, altre ancora su un tubo metallico trovato in cucina, su una padella posta nel corridoio e sul frigorifero.
Per il gip Camilli è "un uomo violento e pericoloso"
Il gip ha inoltre descritto la personalità dell'indagato come "uomo dispotico e, a volte, violento" e che "viveva in una condizione di totale isolamento dal resto
del mondo, litigando spesso con la moglie, cui vietava di uscire di casa". Un quadro che porta a pensare si tratti di un femminicidio, termine con cui si intende l'uccisione di una donna per motivi di genere.
All'udienza di convalida dell'arresto "l’indagato non è apparso affatto confuso o agitato, ma solo chiuso in un volontario silenzio, determinato a non collaborare in alcun modo con la Autorità" fa sapere la Procura. Il gip inoltre ha fatto sapere che la misura cautelare di massimo rigore era giustificata dalla particolare pericolosità dell’indagato, per il concreto pericolo che per futili motivi possa uccidere di nuovo.