Università La Sapienza, studentessa interrompe la lezione e mostra un cartello: “Non mi sento sicura”

Si sono alzate durante la lezione e hanno mostrato un cartello in cui hanno scritto: “Non mi sento sicura”. È successo nelle aule della Sapienza. I prof hanno interrotto la lezione e le hanno invitate a parlare. E una docente comunica che la lezione di venerdì 8 finirà prima: “Così potrete andare tutti al corteo”.
A cura di Beatrice Tominic
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Si è alzata in piedi durante la lezione e ha mostrato un cartello viola con la scritta: "Non mi sento sicura". È successo ieri all'università della Sapienza, a Roma, dove una studentessa ha mostrato il cartellone per interrompere la lezione.

"All'inizio il docente ha fatto finta di non riuscire a capire cosa ci fosse scritto sul cartellone – spiega a Fanpage.it una studentessa – Poi ha iniziato a screditare il nostro messaggio. Ha detto che un cartello del genere addita chiunque, ma che in realtà non siamo tutti coinvolti. Ed è qui che si sbaglia. La violenza di genere è un problema strutturale. E coinvolti, che gli piaccia o no, lo siamo tutti".

Dopo la lezione interrotta di sociologia, la stessa scena si è svolta durante una lezione di storia nel dipartimento di Scienze Politiche. "Qui l'approccio è stato totalmente diverso – sottolinea – All'inizio la docente non si era neanche accorta del cartellone. Stava leggendo al computer. Quando lo ha visto ha deciso di fermare la lezione e ha invitato la ragazza a sedersi in cattedra con lei: è da lì che, microfono alla mano, ha potuto spiegare le sue ragioni. Poi ha comunicato all'intera aula che la lezione di venerdì 8 marzo sarebbe finita prima per permettere a tutti e tutte di andare al corteo, alle 9.15 anziché alle 10″.

"Volevamo continuare a denunciare davanti a tutti e tutte il nostro stato d'animo dopo i risultati nel nostro sondaggio– spiega Viki di Sinistra Universitaria a Fanpage.it – Ci sarebbero almeno 130 casi di violenza. E non 13, come invece aveva dichiarato la rettrice Polimeni. Inoltre è emerso che sono in tantissime e tantissimi a non sapere dell'esistenza del centro antiviolenza di ateneo, né della consigliera di Fiducia. Ecco perché non ci sentiamo sicure. E Veronica è stata la prima a volerlo manifestare".

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