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Un’altra conferma dall’appello: Casamonica clan mafioso, confermate 9 condanne

Ieri l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso è stata confermata in secondo grado per quattro esponenti del clan dei Casamonica ed estesa a una quinta imputata.
A cura di Enrico Tata
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A luglio del 2021 è arrivata una sentenza dopo il procedimento con rito abbreviato in cui erano state inflitte condanne per mafia e pene fino a dieci anni. Ieri l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso è stata confermata in secondo grado per quattro esponenti del clan dei Casamonica ed estesa a una quinta imputata. Un'altra conferma giudiziaria del fatto che la famiglia di Roma Sud è mafiosa. In appello sono stati condannati Guerrino Casamonica, detto Pelè, p stato condannato a 10 anni e due mesi di reclusione, Cristian Casamonica a 8 anni, Sonia Casamonica a 7 anni, Dora Casamonica a 2 anni e 8 mesi, Manolo D'Aguanno 3 anni e due mesi, Anna Di Silvio a due anni e otto mesi, Danilo Menunno 3 anni e sei mesi, Daniele Pace a 6 anni, Griselda Filippi a 4 anni.

Le motivazioni della sentenza di primo grado

Nella sentenza di primo grado il giudice definiva il clan dei Cadamonica come una "comunità ‘autarchica' ed autosufficiente che si pone in rapporto sostitutivo con l'autorità statale". Il clan, inoltre,  "non è un'associazione mafiosa che fa uso generalizzato delle armi da fuoco o della violenza fisica (che viene utilizzata solo per difendersi da minacce esterne, ovvero per ‘sollecitare' il pagamento dei debiti usurari), ma è un sodalizio che esercita il suo predominio sfruttando la fama criminale conquistata negli anni dall'intera rete familiare, ottenendo, grazie alla condizione di assoggettamento e di intimidazione della popolazione, prestazioni contrattuali non retribuite, servizi e pratiche non consentite (come avvenuto in occasione del funerale di Vittorio Casamonica) e, in generale, trattamenti di favore". L'attività prevalente dei Casamonica è l'usura che, però, "viene praticata in modalità tali da ridurre quasi sempre il debitore ad uno stato di assoggettamento tipico delle consorterie mafiose". A tal proposito il magistrato cita il racconto di una delle vittime del clan che sentito dagli inquirenti ha affermato che "chi contrae debiti con i Casamonica, anche dopo aver saldato il dovuto, rimane debitore a vita e ha l'obbligo nei loro confronti di riconoscergli quanto indebitamente richiesto".

Il 29 novembre scorso è arrivata la sentenza d'appello del maxiprocesso ordinario a moltissimi membri del clan e anche in quell'occasione i giudici hanno confermato l'accusa di mafia per la famiglia Casamonica.

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