Una valanga di milioni per Ventotene e Santo Stefano: tra opacità e l’ecosistema messo a rischio
Sull'isola di Ventotene, la sorella minore di Ponza, e sull'isolotto di Santa Stefano proprio di fronte, arriveranno una valanga di milioni per interventi di ristrutturazione del carcere Borbonico e per altre attività finalizzate alla valorizzazione del loro patrimonio. Ma gli ambientalisti sono preoccupati dell'impatto dei progetti in corso, mentre vengono alla luce gli interessi opachi di un gruppo di potere determinato ad aggiudicarsi bandi e gare.
Nell’autunno scorso due interrogazioni parlamentari, alla Camera e al Senato, presentate rispettivamente da Rossella Muroni (Facciamo ECO) e da Loredana De Petris (LEU), al ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, e al titolare della Cultura, Dario Franceschini, hanno gettato pesanti ombre sulla gestione del patrimonio dell’isola. Entrambe sono rimaste senza risposta. Secondo De Petris: “Dovrebbero essere considerate illegittime le decisioni assunte negli ultimi anni dal Comune di Ventotene, quale ente gestore della riserva nelle procedure autorizzative (urbanistica, concessioni, licenze edilizie, lavori pubblici, restauri, interventi sul territorio, variazione destinazioni d'uso)". E questo “perché non è stata mai nominata, da parte del ministero dell'Ambiente, la commissione che avrebbe dovuto rendere pareri sulla gestione della riserva, né risulta essere mai stata avviata la fase progettuale e attuativa del piano di gestione”.
La senatrice di Leu si riferiva, in particolare, al progetto per “il recupero e la valorizzazione dell’ex carcere borbonico dell’isola di Santo Stefano-Ventotene”. Una storia che ha inizio nel 2016, quando l’allora presidente del consiglio Matteo Renzi, fa dirottare su Ventotene, attraverso il ministero della cultura retto sempre da Dario Franceschini, 70 milioni di euro per una operazione che nasceva allora come fortemente simbolica connettendosi idealmente al Manifesto di Ventotene scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni mentre erano confinati nell'isola ponendo le basi ideali di un'Europa unita e federale. Peccato che Rossi e compagni non abbiano passato un giorno a Santo Stefano, il carcere Borbonico che rappresenta in ogni caso un bene storico e architettonico di grandissimo valore che rischia di andare perduto e che soprattutto merita una valorizzazione.
È sempre qui che nell’agosto dello stesso anno Matteo Renzi si pone in continuità con quello slancio ideale, quando nel pieno della crisi europea relativa all’accoglienza dei migranti, atterra a Ventotene in elicottero accompagnato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal presidente francese François Hollande e, insieme a loro, visita la tomba di Altiero Spinelli che si trova nel cimitero dell’isola. Ma è il 2017 l'anno in cui il progetto conosce un'accelerazione. Presidente del consiglio è Paolo Gentiloni, sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio è Maria Elena Boschi, che battezza il CIS, acronimo di Contratto Istituzionale di Sviluppo, sottoscritto da Palazzo Chigi, il ministero dell’Ambiente e quello del Turismo, l’Agenzia del Demanio, la Regione Lazio, il comune di Ventotene e la Riserva naturale delle isole di Ventotene e Santo Stefano.
Oggi De Petris e Muroni accusano:“Tutti i soggetti istituzionali del tavolo hanno disatteso il loro mandato nel verificare che le decisioni assunte dal CIS rispettassero le leggi, provocando in tal modo gravi danni all'erario dello Stato attraverso l'autorizzazione di spese non ammissibili”. E, in effetti, l’unico atto partorito da quel tavolo è stata l’autorizzazione a spendere più di un milione di euro per la costruzione dell’eliporto, nonostante l’isola è sottoposta dal 1999 a rigide norme per salvaguardarne il patrimonio storico e naturalistico. Dunque, il Contratto Istituzionale di Sviluppo, la cui attuazione è stata affidata a Invitalia, società per azioni partecipata al 100 per cento dal ministero dell’Economia, prevedeva il restauro e la valorizzazione del carcere di Santo Stefano. Ma, perlomeno a giudicare da come sono stati già spesi una parte dei soldi stanziati, il progetto è servito anche a qualcosa altro. Tuttavia, alle domande poste dai parlamentari, i ministri interpellati non hanno mai risposto e se si esclude il quotidiano il manifesto, di questa vicenda nessuno mezzo di comunicazione se ne è mai occupato in maniera approfondita.
A essere in pericolo un patrimonio naturalistico straordinario. A luglio del 2021 associazioni, cittadini e studiosi presentano numerose osservazioni all'avvio dell'iter dei processi autorizzativi per il rilascio della VIA (Valutazione d'Impatto Ambientale). Ma nonostante questo il progetto va avanti così com'è, non tenendo conto delle criticità sottolineate per l'aumento delle presenze, delle merci e dei rifiuti che un progetto di questo tipo apporterebbe sulla piccolissima isola. Così il 30 giugno del 2021 è stata annunciata la pubblicazione del concorso internazionale di progettazione per l'ex carcere di Santo Stefano, con un impegno di circa 31 milioni di euro.
“Il progetto fatto in questo modo attacca in maniera violenta un intero ecosistema”, dice Raffaele Sanzo, capogruppo di minoranza al Consiglio comunale di Ventotene, da cui l’isola di Santo Stefano dipende amministrativamente. Agli inizi di febbraio Sanzo si è dimesso dalla carica insieme ad altri cinque rappresentanti del consiglio comunale. Le dimissioni hanno provocato lo scioglimento del Comune e, contestualmente, la nomina della commissaria Monica Perna disposta dalla prefettura di Latina. “Ci siamo dimessi in blocco per l’incapacità di un gruppo di potere al governo di questo territorio che non solo si sta prendendo l’isola, ma che non è nemmeno capace di spendere i soldi – ragiona Sanzo – le prove di questa inefficienza sono in cinque milioni di euro di finanziamenti nazionali e regionali arrivati quattro anni fa per finanziare opere pubbliche, soldi che però non sono mai stati spesi dall’amministrazione. E per questa incapacità 4 tecnici comunali si sono dimessi negli ultimi mesi”.
Chi comanda a Ventotene
Il consigliere riferisce anche di aver denunciato lo scorso anno alla procura di Cassino l’ormai ex sindaco Gerardo Santomauro, di professione notaio a Benevento. “Ho denunciato Santomauro per abuso di potere e omissione di atti di ufficio per non aver risposto alle oltre 30 interrogazioni che ho presentato in Comune durante il mio mandato di consigliere”. Dice Sanzo a Fanpage: “In questo comune si confondono gli interessi personali con quelli della collettività. Lo dimostrano gli stessi abusi edilizi commessi negli anni dalla famiglia del sindaco, che ha diverse proprietà sull’isola, terreni ed alberghi”. Per l’ex sindaco di Ventotene, Gerardo Santomauro, non è l’unico guaio che potrebbe arrivare dalla procura di Cassino. Perlomeno a leggere quanto ha riportato di recente la stampa locale di Latina. E cioè che gli stessi magistrati hanno aperto un fascicolo di indagine nei suoi confronti, ipotizzando i reati di abuso d’ufficio, abuso edilizio e falso in atto pubblico, a causa di un esposto presentato da un ex sodale del primo cittadino, l’ex vice-sindaco, Modesto Sportiello. Sportiello è titolare sull’isola di una concessione demaniale, di un pontile già finito sotto sequestro in passato (e poi dissequestrato). Un pontile di attracco delle barche la cui concessione, tuttavia, era stata rinnovata qualche anno fa dalla stessa amministrazione di cui faceva parte. Un pontile che è una fonte inesauribile di relazioni, poiché è qui che attraccano avvocati, magistrati e anche uomini importanti di alcuni corpi dello Stato.
In tutti i casi, già a partire dal 2017, i consiglieri di opposizione avevano chiesto le dimissioni del sindaco, Gerardo Santomauro che, a loro dire, “avrebbe fatto approvare una serie di atti facenti parte di un unico disegno teso a garantire un sistema di potere e di relazioni con associazioni e persone esterne alla vita dell’Isola, finalizzato ad ottenere vantaggi personali dello stesso Sindaco e a premiare persone, associazioni e società che hanno sostenuto la sua campagna elettorale”. Accuse pesanti, le loro, perché adombravano il sospetto che alcuni soggetti avevano attivato una serie di iniziative sull’isola attraverso la costituzione di associazioni ad hoc, proprio in attesa dei finanziamenti in arrivo.
Il giornalista di Milano Finanza, Roberto Sommella, già capo ufficio stampa dell’Antitrust, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, è uno dei chiamati in causa, insieme all’associazione di cui è tuttora presidente, La Nuova Europa. Sommella ha appoggiato apertamente la ricandidatura del primo cittadino di Ventotene, salvo poi essere nominato dalla stessa amministrazione cittadino onorario. Ma, soprattutto con la stessa amministrazione ha fatto affari, legittimamente, si intende. Come dimostra, ad esempio, la Convenzione quadro siglata fra l’Associazione La Nuova Europa e l’Associazione Per l’Europa di Ventotene (di quest’ultima il segretario era allora lo stesso sindaco Gerardo Santomauro) con l’obiettivo di programmare “un piano di interventi e iniziative sul territorio di Ventotene come formazione, salvaguardia dell’ambiente, convegni, et”.
Un'accelerazione che non tiene conto delle critiche?
Negli stessi giorni in cui il Consiglio comunale di Ventotene veniva sciolto, agli inizi di febbraio, il progetto per il recupero e la valorizzazione dell'ex carcere borbonico subiva un nuovo impulso. La commissaria delegata del Contratto Istituzionale di Sviluppo, l’ex europarlamentare del Partito Democratico Silvia Costa, il 3 febbraio ha lanciato un appello “a non perdere l’opportunità rappresentata dalle risorse e dai Bandi del Pnrr per il Comune di Ventotene e le altre isole minori, pontine e campane, come occasione strategica per il rilancio dello sviluppo sostenibile e dell’economia insulare”. E, in quest’ottica, lo scorso 9 febbraio la stessa commissaria ha convocato la prima riunione del Tavolo di Coordinamento operativo per la semplificazione amministrativa delle fasi esecutive del Progetto di recupero, valorizzazione e rifunzionalizzazione dell’ex Carcere Borbonico dell’Isola di Santo Stefano/Ventotene, “con l’obiettivo primario di abbattere i tempi burocratici a beneficio della necessaria celerità che l’opera impone”, si legge in una nota. Il rischio è che accorciare i tempi significhi anche non tener conto dell’esistenza di una riserva naturale protetta. Su questo il ministero della Transizione Ecologica tace, mentre la Commissaria Costa ha accettato di rispondere alle nostre domande:l'intervista la potete leggere integralmente qui .
Oltre ai cittadini che abitano Ventotene tutto l’anno, a nessuno sembra importare dell’ecosistema dell’isola. L’importante sarà non perdere i 12 milioni di euro che arriveranno a Ventotene nell’ambito del PNRR per le “Isole Verdi”. E gli ulteriori 1,6 milioni di euro previsti per i borghi che hanno meno di 5000 abitanti. Discutere di come usarli sembra però non interessare nessuno.