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Una malata terminale uccisa da una siringa di cloruro di potassio? Secondo i periti non c’è certezza

Una malata terminale è morta all’Idi di Roma due minuti dopo che il medico le ha somministrato una dose di cloruro di potassio con una siringa. Per i periti, tuttavia, non è possibile dimostrare con certezza che il decesso sia avvenuto a causa dell’iniezione.
A cura di Enrico Tata
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Immagine di repertorio (Getty Images)
Immagine di repertorio (Getty Images)

Raffaella, 53 anni, malata terminale. È morta all'Idi di Roma due minuti dopo che il medico le ha somministrato una dose di cloruro di potassio con una siringa. Secondo i periti nominati dal gup, "non è possibile stabilire, con probabilità prossime alla certezza, che la somministrazione di cloruro di potassio abbia causato il decesso" della donna. E quindi il medico di guardia, per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio con l'accusa di omicidio volontario, non sarebbe responsabile della morte della paziente.

Secondo il pm sarebbe stato il marito, straziato dalle sofferenze della moglie, a chiedere di iniettarle il cloruro di potassio. Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, i periti hanno sottolineato nella loro relazione che avrebbero dovuto sapere la dose esatta iniettata per accertare eventuali colpe e che, nonostante il cloruro di potassio venga utilizzato per le iniezioni letali, questa sostanza si somministra a livello coronarico e non in vene periferiche, come invece è stato fatto con la paziente.

Sebbene la perizia non sembra essere decisiva per accertare eventuali responsabilità, sono le testimonianze del personale medico dell'Idi a mettere più di qualche dubbio in merito a quanto avvenuto il giorno del decesso. Ha raccontato per esempio la primaria di Oncologia: "Dissi al marito e alla madre che potevamo solo eseguire terapie palliative. Raffaella soffriva molto. Probabilmente la sera prima dell’inizio di questo processo, il marito mi ha chiesto, come accade di frequente, quanto Raffaella sarebbe ancora vissuta e se fosse stato possibile ridurre questo tempo. Gli ho risposto che mi stava proponendo l’eutanasia".

E un'infermiera: "Quella notte, dopo aver conversato con il marito della paziente cinque minuti, il medico è rientrato nella stanza di Raffaella iniziando a smanettare sulla pompa della flebo. Andai via con la mia collega. Il medico andò in medicheria. Rientrai nella stanza e trovai il medico vicino alla paziente che stava esalando gli ultimi respiri. Mai i familiari mi hanno chiesto di alleviare i dolori della donna. Certo, quando abbiamo visionato il diario clinico siamo rimaste sbalordite".

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