Un mese al voto su Expo 2030, Veloccia: “Puntiamo su valori e storia di Roma, possiamo vincere”
Fra un mese, il 28 novembre 2023, i delegati del BIE, Bureau International des Expositions, saranno chiamati a votare tra Roma, Busan e Riyad per scegliere la città che ospiterà Expo 2030. Abbiamo chiesto all'assessore capitolino all'Urbanistica, Maurizio Veloccia, di fare il punto sulle possibilità di vittoria della Capitale e su come sta cambiando la città e su come Expo potrebbe cambiare ulteriormente il volto della Capitale.
In pochi ne parlano, ma manca un mese esatto al voto per Expo 2030, Roma può farcela?
Roma è in partita. La Capitale ha il progetto migliore, a detta di tutti. Noi siamo convinti di poter arrivare al ballottaggio e quindi alla finale. La vittoria è ovviamente un obiettivo, ma non è scontata, anche perché dobbiamo ricordare una cosa: abbiamo messo in campo la nostra storia, la nostra cultura e il nostro progetto, i nostri valori. Ma ovviamente l'Arabia Saudita ha messo in campo anche tante risorse economiche, al contrario nostro. Lo abbiamo fatto per una questione di serietà e per noi il voto deve essere chiesto non in base alle prebende economiche, ma su un progetto e su una visione di mondo.
Ha detto che Roma ha il progetto migliore. Cos'ha Roma in più di Riyad e Busan? Su cosa può puntare?
Roma ha un progetto che è al passo con i tempi, con l'idea di rigenerare una periferia urbana: Tor Vergata. L'idea di farlo in modo totalmente sostenibile, con la più grande comunità energetica europea, l'idea di mettere al centro la conoscenza, l'innovazione tecnologica e la ricerca scientifica.
Il nostro progetto, infatti, fa perno sull'Università di Tor Vergata, sull'idea di sviluppo dell'università, di quella costellazione di centri di ricerca che ci sono intorno a Tor Vergata.
Infine puntiamo sulla storia di Roma, sulla sua capacità di rinnovarsi nei millenni e di farlo sempre al passo con la Storia, incarnando dei valori, da quelli della romanità a quelli cristiani e del futuro. Siamo una nazione che ha sempre incarnato i valori del rispetto, della diversità, del rispetto di qualsiasi tipo di diversità in termini religiosi, ma anche in termini di valori e di culture. E noi pensiamo che in questa epoca il rispetto di questi valori sia un messaggio universale, fondamentale da preservare. Questo ci differenzia dalle altre candidature e su questo noi puntiamo.
Tornando al progetto, ha parlato di Tor Vergata. Ci spiega cosa prevede il progetto Expo 2030?
Immaginiamo di andare a riqualificare tutto il quadrante Est di Roma Capitale, quindi Tor Vergata, ma non soltanto. L'area delle Vele di Calatrava, ma anche l'area di Tor Bella Monaca, che è una delle aree più problematiche del Paese, non soltanto di Roma. Lo faremo con un progetto complesso, che fa perno sulla capacità di costruire un Expo che pensi immediatamente al giorno dopo, al post Expo. Quindi l'idea che i padiglioni che vengono realizzati, in parte possano essere smontati e ricostruiti altrove, senza andare a occupare nuovo suolo. Ma allo stesso tempo pensare che i padiglioni permanenti possano servire proprio all'università.
In altre parole: l'Expo per parlare al mondo, ma anche per rigenerare un quadrante intero di Roma, Roma Est, che negli anni ha subito dei processi di trasformazione urbana. Penso alla Metro C, che è arrivata, ma ancora non è riuscita a cambiare la qualità della vita di tanti quartieri.
Expo e Giubileo, dal punto di vista urbanistico, possono cambiare il volto della città, nonostante il fastidio dei tanti cantieri in città?
Vivo con partecipazione i disagi dei romani che stanno vivendo a causa dei tantissimi cantieri, ma anche con molto ottimismo. Una stagione di questo tipo la ricordiamo soltanto intorno agli anni '98 '99, cioè 25 anni fa, quando si preparava il Giubileo del 2000. Roma era un cantiere: ci furono tantissime polemiche contro il sindaco Rutelli, perché la città era immobile, o meglio immobilizzata dai cantieri, ma non immobile.
Roma oggi è la stessa cosa: ci sono oltre 200 cantieri, ci sono tanti disagi, ma stiamo costruendo le prospettive per una Roma che cambia, che si modernizza, che è al passo con l'evoluzione dei tempi, ma anche una città più giusta. Perché a differenza del passato, questi cantieri riguardano il centro storico, ma anche le periferie della Capitale, e questo perché abbiamo unito i cantieri del Giubileo con i cantieri del Pnrr.
Quelli del Giubileo riguardano il centro storico, ma quelli del Pnrr riguardano in gran parte le periferie. Questo porterà a una modernizzazione della città, ma servirà anche a ricucire quelle periferie dimenticate negli anni con il centro della città, costruire una città più moderna, ma anche una società più giusta.
Expo produrrà solo effetti positivi per Roma? Perché a Milano, per esempio, sono arrivati tanti soldi, tanti capitali. Però, anche a partire da Expo, il costo della vita è aumentato a dismisura e i milanesi soffrono forse uno scollamento del tessuto sociale…
Questo è un tema che noi dobbiamo tenere a mente: la modernizzazione, i grandi capitali, gli investimenti, le opere non devono creare nuove città, una città di serie A e una città di serie B. Devono invece aiutare a far fare a tutti un passo avanti.
Il tema che lei pone è un tema vero, perché in tante città, non soltanto a Milano, l'innovazione e gli investimenti, anche privati, hanno creato una città del ceto alto, dei ricchi, ma hanno invece tolto occasioni e opportunità al ceto medio e agli strati più popolari. Lo dobbiamo evitare e per questo abbiamo scelto per l'Expo l'area di Tor Vergata, che è un quartiere della città in sofferenza. Per questo abbiamo scelto di riqualificare, con i fondi Pnrr, i quartieri periferici di Corviale e Tor Bella Monaca.
Noi vogliamo dare un senso a questa trasformazione della città: innovazione, modernizzazione, ma senza mai dimenticare i diritti delle persone che non si possono permettere di vivere al centro storico, che vivono in periferia, che in alcuni casi vivono addirittura condizioni ancora oggi disagiate.
Sono stati pubblicati recentemente i dati Ispra sul consumo di suolo. Roma Al primo posto ecco Expo potrebbe però favorire ancora di più questo consumo di suolo?
Non possiamo immaginare di continuare a mangiare suolo, ma dobbiamo anche fare un'operazione verità: Roma è l'unica città italiana che ha il 76% di suolo non occupato da edificazioni, cioè i due terzi della città sono verdi.
Noi dobbiamo lavorare per ridurre il consumo di suolo e anche su questo l'Expo è molto innovativo, perché sostanzialmente l'80 per cento di ciò che sarà costruito sul quadrante di Tor Vergata verrà poi rimosso. Quello che rimarrà saranno essenzialmente servizi pubblici, studentati, centri di ricerca, aule universitarie.