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Morte del carabiniere Mario Cerciello Rega a Roma

Un anno fa l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega a Roma

La notte tra il 25 e il 26 luglio di un anno fa il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega viene ucciso a coltellate mentre stava lavorando nel quartiere Prati a Roma, insieme ad un collega, nel tentativo di effettuare un “cavallo di ritorno”. Fermati e accusati del suo omicidio sono due giovani studenti americani, Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth.
A cura di Simona Berterame
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La notte tra il 25 e il 26 luglio di un anno fa perdeva la vita Mario Cerciello Rega, vicebrigadiere in servizio alla caserma dei Carabinieri di piazza Farnese. Il suo corpo è finito a terra in un lago di sangue a via Pietro Cossa, a pochi passi da piazza Cavour, dopo aver ricevuto undici coltellate sui fianchi. Roma un anno fa si è svegliata scossa e incredula da questa vicenda ed è subito partita la caccia a chi aveva assassinato un carabiniere in un modo così brutale. Le notizie si rincorrono una dopo l'altra, informazioni che si riveleranno poi profondamente errate. "Gli investigatori sono sulle tracce di due nordafricani che avevano scippato una donna poco prima", titolano i giornali nelle prime concitate ore del 26 luglio. Una ricostruzione che si rivelerà subito falsa, poiché i due ragazzi che finiranno in manette nel giro di poche ore sono due giovanissimi americani e la persona derubata in realtà è un uomo, Sergio Brugiatelli. Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth, questi i nomi dei due ragazzi fermati il giorno dopo l'omicidio, vengono prelevati mentre si trovavano nella loro camera all'hotel Meridien di Roma, a pochi passi da via Pietro Cossa. Elder confesserà di aver accoltellato il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega e si chiude così il cerchio intorno a loro e cade definitivamente la fake news dei due nordafricani. Ma i punti poco chiari nella vicenda erano ancora molti e non tutti saranno fugati nelle successive ricostruzioni.

Chi era Mario

Mario Cerciello Rega nato e cresciuto a Somma Vesuviana, lavorava da alcuni anni a Roma presso la stazione dei carabinieri a piazza Farnese. Grande tifoso del Napoli e molto attivo nel mondo del volontariato, Mario prestava infatti servizio da anni per la delegazione romana dell'Ordine di Malta, distribuendo pasti ai senzatetto e alle persone in difficoltà nelle stazioni di Termini e Tiburtina. Aveva sposato appena 43 giorni prima Rosa Maria Esilio e la coppia era tornata dal viaggio di nozze solo da pochi giorni. Un dolore immenso per la donna che ha dovuto salutare per sempre il suo sposo nella stessa chiesa a Somma Vesuviana dove si erano giurati amore eterno neanche due mesi prima. Quattro anni prima della tragedia Mario aveva anche ricevuto un encomio per aver accompagnato una bambina all'ospedale Bambin Gesù. Elisabetta, madre della piccola, è stata tra i primi a portare un fiore per Mario di fronte alla caserma dove lavorava.

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La notte a Trastevere

La sera del 25 luglio di un anno fa Sergio Brugiatelli, romano di 47 anni incontra a Trastevere i due americani. I due studenti californiani gli chiedono dove poter acquistare della droga e lui gli dice di non averla con sé ma di sapere come procurargliela.  Sergio racconta in seguito quindi agli inquirenti di aver cercato un suo amico, Italo, “che vende lo stupefacente”, ma non trovandolo lo contatta sul cellulare. Italo – secondo il racconto di Brugiatelli – gli dà un appuntamento a piazza Mastai. I tre si dirigono verso la piazza e vengono immortalati lì per la prima volta dalle telecamere di sorveglianza alle 00.300. Pochi minuti dopo, spiega Brugiatelli, Italo lo contatta di nuovo e gli dice di raggiungerlo dall’altra parte di viale Trastevere, all’angolo con via Cardinale Merry del Val. Sergio si avvicina insieme a Natale mentre Elder aspetta su una panchina a piazza Mastai, dove ci sono anche la borsa e la bicicletta dell’intermediario. In quel frangente entrano in azione quattro giovani carabinieri fuori servizio, che avevano notato il gruppetto aggirarsi intorno alla piazza. La trattativa sull'acquisto della cocaina e i due americani si danno alla fuga con lo zaino di Brugiatelli. I carabinieri fuori servizio consigliano a Brugiatelli di chiamare il 112 e denunciare il furto, Sergio prima però chiama il suo cellulare e dall'altra parte risponde Natale che gli intima di portargli 100 euro e un grammo di cocaina per riavere lo zaino. Vengono inviati sul posto due uomini in borghese, Mario Cerciello Rega e Andrea Varriale e da lì inizia la fase del cosiddetto "cavallo di ritorno".

L'appuntamento e l'omicidio di Mario

L'incontro viene fissato a via Pietro Cossa vicino all'hotel Meridien dove i due americani alloggiavano. Brugiatelli si reca sul posto insieme a Cerciello e Varriale e resta in disparte vicino all'automobile mentre i due carabinieri si dirigono verso il luogo dello scambio. Subito notano due giovanissimi con felpa e cappuccio in testa aggirarsi lungo la via con fare sospetto. I militari si avvicinano e si qualificano, secondo la versione di Varriale. "Non ci hanno detto di essere carabinieri", hanno sempre replicato Elder e Natale. A quel punto Elder estrae un coltello a lama fissa lunga 18 centimetri e colpisce con undici fendenti Mario Cerciello Rega che morirà dopo una disperata corsa all'ospedale Santo Spirito. Varriale era impegnato in un corpo a corpo con l'altro americano e non riesce a soccorrere in tempo il collega. Entrambi, emergerà poi dalle indagini, non avevano la pistola.

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Il ragazzo bendato in caserma

L'immagine di Gabriel Natale Hjorth bendato e in manette con le mani dietro alla schiena mentre si trova nella caserma dei Carabinieri di via in Selci ha fatto il giro del mondo. Uno scatto che ha provocato un'indagine interna per accertare l'autore dello scatto e chi ha poi passato l'immagine alla stampa. Mesi dopo è apparso anche un video dove si sente Andrea Varriale porre delle domande a Natale Hjorth mentre è bendato:"Volevo associare la voce, che avevo su whatsapp perché Cerciello aveva registrato una telefonata intercorsa tra Natale e Brugiatelli, al volto e così gli ho fatto qualche domanda", ha spiegato qualche giorno fa il militare in aula. Varriale ha recentemente dichiarato in aula, dove è stato ascoltato come testimone, di non aver assistito a maltrattamenti nei confronti dei due arrestati.

Il processo

Il 26 febbraio 2020 è iniziato il processo davanti alla Corte di Assise di Roma che vede imputati i due americani con l'accusa di concorso in omicidio. L'emergenza coronavirus ha rallentato l'iter anche di questo processo, che ha però ripreso a pieno regime a giugno. Nelle scorse settimane sono stati ascoltati i protagonisti di questa vicenda, ovvero il collega di Mario, Andrea Varriale, l'uomo derubato del suo zaino Sergio Brugiatelli (che si è costituito parte civile al processo) e il presunto pusher Italo Pompei. Sempre presenti in aula, manifestando il proprio dolore in modo silenzioso e composto, la famiglia di Mario. La vedova Rosa Maria stringe spesso tra le mani una sua fotografia e sussurra a bassa voce il suo nome, insieme a lei la mamma di mario Silvia, il fratello Paolo e la sorella minore Lucia. E proprio Paolo qualche giorno fa ha voluto ribadire il loro desiderio di giustizia, rilasciandoci un'intervista al termine di un'udienza: "Amava il suo lavoro e amava la sua famiglia. Tutto ciò non sembra vero, sembra ieri ed è difficile da accettare che Mario non c'è più".

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