Ultima Generazione, parlano gli attivisti arrestati: “Non ci pentiamo di aver imbrattato il Senato”
Avevano ancora i pantaloni e le giacche di ieri, quelle macchiate dalla vernice utilizzata contro la facciata della sede del Senato, con cui hanno colorato di arancione Palazzo Madama. Sono gli attivisti di Ultima Generazione che da più di un anno compiono azioni di resistenza non violenta per portare attenzione sui rischi del cambiamento climatico.
I cinque coinvolti nella contestazione di ieri mattina sono stati fermati: tre di loro sono stati tenuti in custodia. Questa mattina si è tenuta l'udienza di convalida dell'arresto.
"Non ci pentiamo di aver lanciato la vernice contro la facciata del Senato: siamo consapevoli dei rischi legali e li accettiamo – ha dichiarato uno di loro – Cerchiamo di far valere le ragioni per cui arriviamo a compiere questi gesti sottolineiamo sempre che sono azioni non violente quelle che facciamo ma chiaramente ci prendiamo le nostre responsabilità e le conseguenze".
Gli attivisti rilasciati dopo l'udienza di convalida
"L'udienza di convalida di è svolta stamattina, il giudice ha ritenuto di dover convalidare l'arresto, ma non ha accolto le richieste cautelari del pubblico ministero: li ha rilasciati e rimessi in libertà. L'udienza è stata aggiornata e rinviata al 14 maggio", ha dichiarato l'avvocata che li assiste Ilaria Salamadra.
Per tutti e tre gli attivisti coinvolti l'accusa aveva chiesto l'obbligo di dimora per reato di danneggiamento: "L"accusa ritiene che la vernice che è stata gettata su Palazzo Madama possa averlo danneggiato", ha spiegato la legale.
Ma gli attivisti rispondono: "Non abbiamo deturpato o danneggiato il palazzo, lo abbiamo imbrattato per lanciare un grido di allarme – ha dichiarato uno di loro – Non abbiamo più tempo e non siamo noi a dirlo, ma la comunità scientifica mondiale che dobbiamo agire ora perché stiamo andando verso un collasso climatico".
La speranza dell'avvocata che li assiste è che il tribunale possa comprendere la posizione degli attivisti e che prendano in considerazione gli ideali per cui agiscono. "Sarà il giudice a decidere se siamo da condannare o se è qualcun altro a dover essere condannato", ha concluso uno di loro.