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Ultima Generazione, parla l’attivista condannato per aver lanciato vernice sul Senato: “Lo rifarei”

“Abbiamo scelto noi di farlo, conoscevamo già i rischi”, ha raccontato a Fanpage.it Davide, uno degli attivisti di Ultima Generazione condannati per aver lanciato vernice sul Senato.
A cura di Beatrice Tominic
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Condannati a 8 mesi di carcere con pena sospesa e al pagamento di 60mila euro: questa la pena per i tre attivisti che il 2 gennaio del 2023 hanno lanciato secchiate di vernice arancione sulla facciata di Palazzo Madama a Roma.

"Ce lo aspettavamo? Sicuramente lo avevamo messo in conto – spiega a Fanpage.it Davide, ventiquattrenne di Treviso che insieme ad altre due attiviste è finito in tribunale – Quando si mettono in atto azioni di disobbedienza civile sai già cosa rischi. Ma noi ogni giorno scegliamo di schierarci dalla parte che riteniamo giusta".

Ultima Generazione: "Per noi prima sentenza dignitosa"

Per l'associazione, che da anni è in prima linea nelle manifestazioni per porre l'attenzione dei cittadini sul cambiamento climatico, nonostante la condanna a otto mesi e i 60mila euro di pagamento c'è anche una piccola vittoria: "Per la prima volta il giudice ha dato finalmente dignità alle nostre azioni di protesta di disobbedienza civile nonviolenta. E questo, da una parte, ci sprona a continuare a lottare".

Davide, però, giudica la condanna eccessiva: "Ero già finito in tribunale per una manifestazione non autorizzata, ma ero stato assolto – continua – Oltre alla condanna ci sono due cose che mi hanno ferito. La prima è come si è rivolto a noi il pm: l'ha fatta passare come una bravata dopo Capodanno, banalizzando il nostro scopo", spiega.

Il presunto attacco alla democrazia

"E poi hanno parlato di un attacco alla democrazia, visto che la vernice era stata lanciata contro la facciata del Senato. Ma non è così, anzi. È proprio perché crediamo fermamente nelle istituzioni (e nell'articolo 9 della Costituzione, che parla della tutela dell'ambiente) che abbiamo agito in questo modo – continua Davide – Non abbiamo fatto nulla di violento e non siamo neppure scappati. È proprio perché riconosciamo il valore delle istituzioni che abbiamo voluto alzare la voce e farci sentire. E vogliamo continuare a farlo".

E sottolinea: "Ogni giorno noi scegliamo di manifestare. Sappiamo che parte dell'opinione pubblica non è d'accordo con i nostri metodi. Ma è necessario concentrarsi sulla motivazione, non sugli atti che commettiamo. La nostra vita è già in pericolo. Non sto facendo di più rispetto a ciò che dovrei. E non ho ripensamenti, noi andiamo avanti. Meglio la prospettiva di un futuro con una condanna piuttosto che non avere futuro", ha poi concluso.

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