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Ucciso per una bici a Colle Oppio, un testimone: “Per sgozzarlo ha usato un coccio di bottiglia”

Lo ha ucciso nel luglio 2023 con un vetro rotto: “Si era seduto sulla sa bicicletta – ha spiegato un testimone in aula – Poi è scoppiata la lite”.
A cura di Beatrice Tominic
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Una lite per una bicicletta, poi lo sgozzamento con un collo di bottiglia rotto. È quanto raccontato da un testimone in aula sulla serata del 23 luglio dello scorso anno, quando a Colle Oppio è stato ucciso Masoud Rohaman, un quarantacinquenne originario del Bangladesh, sgozzato con un vetro da un venditore ambulante di 46 anni, R.M.. Per quanto avvenuto, quest'ultimo è accusato di omicidio volontario aggravato da futili motivi.

Secondo quanto ribadito in aula dal testimone nei giorni scorsi, la lite sarebbe scoppiata a pochi metri dalla Domus Aurea di Nerone, verso le ore 20, per la bicicletta della vittima. L'aggressore si sarebbe seduto sul mezzo leggero, forse per rubarglierla. Da qui, dopo diverbio e insulti, è cominciata l'escalation di violenza, fino al colpo fatale con un coccio di bottiglia.

L'omicidio di Colle Oppio: sgozzato per una bici, cosa è successo

"Se non scendo dalla bici che mi fai?", gli avrebbe risposto alla richiesta di scendere dal mezzo. Poi la situazione è degenerata. In aula il testimone ha ripercorso l'accaduto. Prima le spinte poi i pugni. Fino a quando il quarantacinquenne gli ha tirato il casco sulla parte posteriore della testa, per difendersi. "È stato a quel punto che l'altro ha preso un coccio di bottiglia a terra e si è scagliato  sulla parte sinistra del collo. Il sangue è iniziato subito ad sgorgare", ha dichiarato, come riporta il Messaggero. La vittima è caduta a terra e poco dopo è morta dissanguata.

La fuga e l'intervento dei carabinieri

Nel frattempo l'aggressore si è dato alla fuga in fretta, continuando a vagare nella zona con gli abiti ancora macchiati di sangue. I carabinieri di piazza Dante non erano ancora arrivati, ma ad incastrare l'aggressore ci ha pensato una fotografia che ha permesso di identificare l'uomo, si trovava nel portafoglio di una conoscenza comune dei due. Prima ha detto di aver avuto contatti con l'aggressore soltanto tempo prima, non appena arrivato in Italia, poi che era arrivato nel parco di Colle Oppio non appena scoperto dell'aggressione, partendo da casa soltanto dopo le 22. Certo è che ha mostrato ai carabinieri la foto che ha permesso di identificare l'aggressore.

Quest'ultimo, però, neanche un'ora dopo l'aggressione si era presentato al commissariato Celio spontaneamente: "Aveva scarpe e pantaloni intrisi di sangue, ci ha detto di aver fatto del male ad una persona, ma non di averla uccisa – ha spiegato infine un poliziotto in aula . Non lo abbiamo identificato perché non aveva i documenti, ma ci ha detto dove aveva buttato la camicia sporca di sangue. È lì che abbiamo mandato i colleghi della Scientifica".

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