Ucciso dal padre, la zia di Matias: “Mirko è alcolizzato, mia sorella lo voleva lontano dal bimbo”
"Mi aveva detto che Mirko continuava a bere molto, continuavano a discutere e litigare, ma mia sorella non voleva che Matias assistesse sempre a quelle discussioni. Per quello aveva deciso di allontanare da casa il marito e lo aveva denunciato,voleva stesse lontano dal bambino". Ymeri è la sorella della madre di Matias, il bambino di dieci anni ucciso ieri pomeriggio dal padre nel loro appartamento di Vetralla. Non si capacita di ciò che è accaduto, dello strazio che ora sta vivendo la sua famiglia. Vive in Albania e non ha mai conosciuto Mirko Tomkow, che aveva sentito sempre solo per telefono. "Noi abbiamo ricevuto la notizia dai telegiornali e dalla tv – continua Ymeri – Ho parlato la mattina con mia sorella ma lei piangeva e non mi ha spiegato bene perché era sotto shock, un bambino di 10 anni che muore in questo modo è straziante per una madre".
"Non abbiamo mai incontrato Mirko dal vivo – spiega Ymeri – mia sorella mi aveva detto che lui beveva molto, faceva casino in casa, il suo problema era l’alcol. Il problema è che mia sorella non raccontava tutto perché noi qui siamo lontani e io non sto molto bene fisicamente, ho problemi di salute per questo lei non voleva farci preoccupare". È stata la mamma di Matias a trovare il piccolo morto in casa, con una ferita alla gola. Il padre si trovava in stato di incoscienza in un'altra stanza. Il personale del 118 lo ha rianimato sul posto e portato in ospedale in codice rosso, dove si trova tutt'ora in prognosi riservata. La donna è stata ricoverata in ospedale illesa, ma in stato di shock. "Non sappiamo come sta nostra sorella, vogliamo la verità e che giustizia venga fatta.Ci ha portato via un bambino di 10 anni, non sappiamo perché abbia fatto una cosa del genere, non so come ci sia finita mia sorella in quella situazione. Il bambino lo abbiamo visto l’ultima volta 3/4 anni fa, ma siamo sempre rimasti in contatto telefonico. Era un bambino splendido, sempre dolce, lo coccolavamo al telefono e adesso non resta nulla. Non riesco a comunicare con mia sorella, vorrei starle vicino e sto male perché non riesco a capacitarmi come quell'uomo possa aver fatto una cosa del genere a suo figlio, un bambino cosi bravo e buono. Cercate la verità per favore".
Di Simona Berterame e Natascia Grbic