Ucciso dal coinquilino che non voleva andarsene di casa: cosa c’è dietro l’omicidio al Casilino
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Voleva che il coinquilino se ne andasse dalla sua abitazione. Forse per qualche screzio che c'era stato in passato, forse perché avrebbe dovuto ospitare dei familiari a breve. Fatto sta che Zahid Ullah Safi, trentotto anni, non se ne voleva andare. E così quella sera, dopo l'ennesima discussione, ha preso un coltello e lo ha piantato diverse volte nel corpo di Gulab Khan, uccidendolo.
Secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera questo sarebbe il movente dell'omicidio avvenuto alle 23.30 del 26 aprile in via Alia, al Casilino, quartiere alla periferia di Roma. Quando gli agenti della Polizia di Stato sono arrivati insieme ai soccorritori del 118 non c'era ormai più nulla da fare. Khan era già deceduto a causa delle numerose ferite ricevute. Accanto al corpo, il coltello usato per ucciderlo, che è stato sequestrato e sarà sottoposto a ulteriori analisi.
Safi è stato arrestato con l'accusa di omicidio volontario e portato in carcere. Sembra che tra i due coinquilini gli attriti andassero avanti da tempo e che quella non era la prima volta che arrivassero a discutere in modo molto animato. Mercoledì sera però, quella che doveva essere l'ennesima lita è sfociata in omicidio.
Il corpo della vittima è stato portato all'obitorio e sarà sottoposto ad autopsia. Dalle prime informazioni e a un primo esame esterno del medico legale, sembra che Kahn abbia provato a difendersi dall'aggressione, non riuscendo però a fermare l'omicida. Quando la polizia è arrivata, Safi era in un'altra stanza: bloccato, è stato ammanettato e portato in carcere, a disposizione dell'autorità giudiziaria.