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La morte dell'ultras Fabrizio Piscitelli a Roma

Uccise Diabolik, il killer di Fabrizio Piscitelli picchiato in carcere da tre detenuti albanesi

Sarebbero stati tre detenuti albanesi a picchiare il killer di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik. Per la Procura il pestaggio sarebbe stata una spedizione punitiva, per vendicare l’ex leader degli Irriducibili.
A cura di Alessia Rabbai
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A picchiare Raul Esteban Calderon nel carcere di Rebibbia sarebbero stati tre detenuti di nazionalità albanese. È quanto emerso ieri, giovedì 11 luglio, nell’udienza del processo, che lo vede imputato per omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso e detenzione abusiva di armi. A deporre in aula è stato l’ispettore capo della polizia penitenziaria dell’unità alta sicurezza del nuovo complesso di Rebibbia.

Sarebbero, come riporta Il Messaggero, Dorian Petoku, Renato Hasa e Mirjam Xemalaj. Il primo è un narcotrafficante latitante, che avrebbe fatto parte del giro di Fabrizio Piscitelli. Un legame il loro, che risaliva agli anni in cui Diabolik era un capo ultrà biancoceleste, numero uno deglli Irriducibili. Il pestaggio di Calderon è avvenuto a meno di un mese dal suo arresto, convalidato il 17 dicembre 2021, ma lui non ha mai raccontato nulla agli investigatori. Piscitelli è stato ucciso a colpi di pistola nel Parco degli Acquedotti a Roma il 7 agosto del 2019.

Per l'accusa spedizione punitiva per vendicare Diabolik

Nessuno ha parlato in merito al pestaggio di Calderon, né i detenuti, né lui stesso. Il giorno in cui è stato picchiato è avvenuto il 22 gennaio del 2022, corrisponderebbe cioè alla data di fondazione della società sportiva S.s Lazio. Per la Procura della Repubblica, anche a seguito delle indagini fatte Nucleo investigativo dei carabinieri di via In Selci e della Squadra Mobile della polizia di Stato, all'origine del pestaggio di Calderon c'è una "spedizione punitiva" per vendicare Diabolik.

Il pestaggio di Calderon in carcere

L’ispettore capo della polizia penitenziaria dell’unità alta sicurezza del nuovo complesso di Rebibbia che ha raccontato in aula l'accaduto e come si è arrivati ad identificare gli aggressori di Calderon, ossia attraverso le registrazioni riprese dalle telecamere dalle 8.30 alle 10.45. Sono due le aggressioni, che si sono consumate tra le ore 9.13 e le 9.16. Il tre detenuti lo hanno colpito, mentre nessun altro è intervenuto per separarli. Petoku dopo il pestaggio non aveva lesioni, Renato Hasa aveva un livido sul dorso della mano destra che ha detto di essersi fatto in palestra, ma il medico di guardia non l'ha giudicato perfettamente compatibile. Dopo il pestaggio Calderon è stato messo in isolamento, in attesa che fosse trasferito in un altro carcere, mentre nei confronti dei tre detenuti non sono stati adottati provvedimenti.

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