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Uccisa dal marito per il mantenimento di 300 euro: “Piuttosto l’ammazzo ma non le do la separazione”

Domenico Ossoli avrebbe ucciso sua moglie Annarita Morelli, perché non voleva separarsi da lei né pagarle il mantenimento di 300 euro al mese, che nella prima udienza il giudice le aveva riconosciuto. Per il pm aveva un “controllo ossessivo”.
A cura di Alessia Rabbai
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Annarita Morelli e Domenico Ossoli
Annarita Morelli e Domenico Ossoli

"Piuttosto l'ammazzo, ma non le do la separazione" è quanto avrebbe detto Domenico Ossoli sulla moglie Annarita Morelli, settantadue anni, prima di spararle ed ucciderla con la sua pistola Beretta calibro 7,65, mentre lei era nella sua auto in via Palombarese a Fonte Nuova martedì 6 agosto scorso. I coniugi si stavano separando, a marzo c'era stata la prima udienza, ma lui le aveva chiesto di ripensarci. Il giudice aveva stabilito che Ossoli avrebbe dovuto pagare a sua moglie 300 euro di mantenimento, lui non aveva intenzione di farlo. Dopo ore di interrogatorio il settantareenne è stato sottoposto a fermo per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Gli investigatori oltre ad Ossoli hanno ascoltato anche i tre figli della coppia, che hanno raccontato delle minacce che il padre rivolgeva alla madre, ma non risulta ad oggi alcuna denuncia.

Ossoli controllava ossessivamente sua moglie

Ossoli aveva messo in macchina l'arma con la quale cacciava e che custodiva in un borsello ed era partito dall'Umbria, dove abitava, dopo che la moglie lo aveva mandato via di casa per un suo tradimento. L'ha raggiunta Comune in provincia di Roma, dove la coppia aveva vissuto insieme per quarant'anni, con l'intenzione di spararle. Sapeva bene dove trovarla, perché la controllava da tempo e aveva perfino installato il gps sulla sua auto, per monitorarne gli spostamenti. Era al corrente infatti che ieri mattina la donna si era recata al centro veterinario.

Il femminicidio di Annarita Morelli

Secondo quanto ricostruito finora ieri mattina erano circa le ore 9, Annarita era alla guida della sua Fiat Panda rossa ed era uscita dal veterinario, dove si era recata per una ricetta per un antiparassitario per un gatto della colonia felina che gestiva con amore e dedizione, essendo amante degli animali, in particolare dei gatti. Ossoli le ha sparato un colpo di pistola, colpendola al torace. Lo sparo è stato udito da alcuni residenti, tra i quali una donna, che parlando con i giornalisti dal balcone di casa ha detto: "Ho sentito il colpo, nessuno ha urlato e dopo un quarto d'ora l'ho vista morta". Subito dopo l'uomo è entrato in un bar-tabaccheria e ha detto: "L'ho ammazzata, chiamate i carabinieri".

Il commericiante, uscendo dal negozio, ha trovato la donna in auto priva di sensi e ha dato l'allarme, chiamando l'ambulanza e le forze dell'ordine. Sul luogo del delitto sono intervenuti i carabinieri della stazione di Mentana e della Compagnia di Monterotondo. I militari hanno ascoltato Ossoli in caserma, il quale ha confessato il femminicidio davanti al magistrato della Procura della Repubblica di Tivoli dicendo: "Volevo solo ferirla alle gambe". Per la Procura Ossoli esercitava un "controllo ossessivo sulla moglie" ed era "ossessionato all'idea di doverle dare il mantenimento".

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