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Uccide la moglie Lucia Felici e le mette in mano un coltello, il killer: “Le ho fatto un favore”

Carmine Alfano ha provato a depistare le indagini mettendole in mano un coltello. Poi ha rilasciato diverse versioni sul femminicidio commesso ai danni della moglie Lucia Felici a Castelnuovo di Porto: “Aveva mal di testa, le ho fatto un favore”.
A cura di Beatrice Tominic
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Lucia Felici e Carmine Alfano detto Franco.
Lucia Felici e Carmine Alfano detto Franco.

Versioni diverse, alcune delle quali inverosimili e persino un depistaggio. Ha provato a simulare una legittima difesa Carmina Alfano, l'uomo di 83 anni che venerdì mattina ha ucciso la moglie Lucia Felici a Castelnuovo di Porto, a pochi passi dalla capitale. Ha ucciso la moglie Lucia Felici e poi le ha messo fra le mani un coltellino. "Lo portava sempre con sé perché aveva paura di me", ha detto all'inizio. Poi, però, è stato costretto a confessare il depistaggio: il coltellino è stato ritrovato nella mano sinistra, ma lei non era mancina.

"È vero, le ho messo il coltellino in mano, non ricordo quando – ha provato a giustificare il suo gesto – Aveva un carattere difficile, voleva comandare". E poi sono seguite altre e diverse versioni alla gip che non ha convalidato il fermo dell'uomo, ma ne ha disposto la custodia in carcere in quanto ha "mostrato una preoccupante capacità ad azioni di immotivata violenza" ed esiste il rischio di commettere "altri delitti della stessa specie".

Tutte le versioni del killer

"L'ho uccisa per farla un favore, ha smesso di soffrire: aveva mal di testa". O, ancora: "Chiedeva aiuto, volevo sollevarla da terra perché era caduta, ma l'ho presa per il collo e l'ho fatta morire", ha spiegato, cercando a questo punto di simulare un incidente domestico non appena entrati i carabinieri la mattina di venerdì 9 agosto, non appena ricevuto l'allarme dalla vicina di casa che aveva sentito Lucia Felici urlare. Ad incastrare l'uomo anche la donna che l'aveva sentita gridare: "Vattene".

Nel corso della giornata stessa, ha rilasciato altre versioni. Qualche ora dopo ha confessato il femminicidio. "Ho avuto un raptus. Urlava perché le faceva male la testa. Prima le ho fatto dei massaggi, poi l'ho stretta alla gola finché non ha perso conoscenza". E poi, ancora, ha provato a dare la responsabilità alle medicine: "Le avevo prese prima di andare a dormire, poi mi sono svegliato con l'idea di ucciderla e farle un favore". Infine, al gip ieri mattina, ha detto che voleva ucciderla, senza addentrarsi presentando un motivo preciso. Una giustificazione delirante che porterà il legale dell’uomo, l'avvocato Gianfranco Polinari, a chiedere non appena possibile il rito abbreviato subordinato a una perizia psichiatrica.

Le indagini in corso

Nel frattempo le indagini, coordinate dalla procura di Tivoli, continuano. Mentre l'avvocato si prepara a chiedere una perizia psichiatrica per il suo assistito, uno dei tre figli della coppia ha ammesso, come riporta la Repubblica, di non essere sorpreso di quanto commesso dal padre. I rapporti fra marito e moglie si erano incrinati da tempo e le violenze dell'uomo continue.

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