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Uccide la madre malata di demenza e finisce a processo: “Lasciata sola da tutti, ero disperata”

È finita a processo e dovrà rispondere di omicidio volontario una 39enne, che ha ucciso sua madre malata di demenza senile. In aula ha raccontato la vita dura di assistenza che faceva da sola e l’assenza totale di aiuto da parte di famiglia e istituzioni.
A cura di Alessia Rabbai
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È finita a processo una donna di trentanove anni, imputata per aver ucciso sua madre malata di demenza senile, soffocandola. Oggi ha parlato in aula davanti al Tribunale dove dovrà rispondere di omicidio volontario. Arrestata, da maggio 2024 si trova in carcere. La vicenda risale al 9 maggio del 2024. Assistita dal suo avvocato Alessandro Marcucci, dovrà rispondere alle accuse che le sono state rivolte.

La donna, una sessantaseienne, aveva la demenza frontotemporale e l'imputata si occupava di lei quotidianamente, somministrandole i farmaci, preparandole da mangiare, lavandola e prendendosene cura. In aula ha raccontato di aver vissuto un periodo difficile fatto di stress, sacrifici e stanchezza, senza alcun aiuto. E ha lanciato un appello alle istituzioni, chiedendo di non lasciare da sole le persone che assistono i famigliari malati con le loro difficoltà.

Il giorno in cui la sessantaseienne è morta mamma e figlia hanno discusso, pare si trattasse dell'ennesima lite. L'imputata, secondo quanto ricostruito in sede d'indagine ha stretto le mani intorno al collo di sua madre, fino a soffocarla. Poi ha chiamato le forze dell'ordine, confessando ciò che aveva appena fatto.

"Mia madre era tutto per me, era il mio mondo, la nostra quotidianità è diventata un incubo nel quale ho lottato incessantemente per vedere riconosciuta una malattia che sembrava tale solo ai miei occhi – ha detto in aula, come riporta La Repubblica – In soli cinque mesi la persona più importante della mia vita era irriconoscibile ed io mi sentivo sola e incompresa, abbandonata anche dai miei famigliari più stretti".

La donna ha spiegato di aver chiesto aiuto, ma di non aver ricevuto un supporto dal sistema sanitario: "Al pronto soccorso dicevano che non la potevo parcheggiare". L'imputata ha anche detto di aver tentato il uccidersi dalla disperazione, poi l'omicidio.

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