Ubaldo Manuali è l’operatore ecologico accusato di violenza sessuale nei confronti di tre donne della capitale. Nessuna di queste ultime, però, inizialmente ha compreso di essere abusata in conseguenza di un totale e pregnante stato di incoscienza provocato, secondo quanto emerso dalle indagini, da delle gocce di Lormetazepalm che l’uomo aveva somministrato loro prima di abusarne.
Chi è Ubaldo Manuali
Il cinquantanovenne, che prima di essere arrestato abitava con la compagna sulla Casilina, adescava tutte le sue vittime attraverso le chat dei social network. Addirittura, per il suo scopo aveva aperto sei profili su Facebook. In rete, si era dipinto l’immagine di uomo di Chiesa, di grande tifoso della Roma e di amante degli animali e dello sport. Nella vita vera attirava in trappola le donne dopo aver instaurato con loro un rapporto intimo e confidenziale sulla piattaforma social. Piattaforma dove condivideva citazioni di personaggi famosi e giocava con la sua somiglianza con Keanu Reeves. Dopodiché incontrava le malcapitate, le drogava e le stuprava. E come se non bastasse girava video, scattava foto e le condivideva nei gruppi WhatsApp con gli amici del calcetto.
L'approccio sui social
Le vittime inizialmente non sospettavano né dubitavano di niente. Del resto, la continuità in queste dinamiche ha un fattore determinante. Difatti, interfacciarsi per molto tempo con la stessa persona genera familiarità e crea terreno fertile per l’attività di manipolazione.
A maggior ragione perché tutte le conversazioni partivano sul web dove in generale tutte le persone abbassano fisiologicamente la guardia perché si sentono al sicuro dietro uno schermo e all’interno delle proprie mura domestiche. Mura domestiche che però si sono trasformate nel luogo della violenza di tutte le presunte vittime di Ubaldo. Le accuse contro il netturbino cinquantanovenne di Fiano Romano sono dunque pesantissime: violenza sessuale e diffusione illecita di immagini e video sessualmente esplicite.
Quale è la personalità del netturbino
Come abbiamo detto, il suo modus operandi era collaudato e sempre lo stesso. Tipico dei predatori sessuali come lui: assetati di potere e controllo. La caratteristica distintiva di questi degli stupratori è il sadismo. Una perversione sessuale che collega il piacere all'atto di causare dolore ed infliggere sofferenza agli altri. In questo caso, alle donne irretite. Quindi la violenza carnale altro non era che il mezzo per affermare un controllo pregnante sulle prede e per sperimentare un perverso senso di dominio.
Il controllo sulle donne violentate
Questo era dunque l’obiettivo principale. Non, quindi, la mera gratificazione fisica. Un elemento distintivo rispetto alle altre tipologie di predatori. Da un'altra prospettiva, il fatto di ricorrere ad un sedativo ipnotico prima dell’abuso rappresenta un ulteriore livello di controllo. In altri termini, la somministrazione del farmaco come presupposto per perpetrare la violenza rispecchia una personalità deviata che cerca di affermare il proprio potere in maniera subdola, completa ed estrema su di una donna.
In definitiva, l‘uso di sostanze è una strategia che consente agli uomini come Ubaldo Manuali di esercitare una maggiore e duplice supremazia della situazione. Anzitutto, perché questi tipi di farmaci hanno come effetto immediato quello di ridurre prima e abbattere poi la resistenza della vittima. Che diventa incapace di opporsi non solo fisicamente, ma anche mentalmente all'aggressione sessuale. E proprio questo senso di impotenza è il fulcro della strategia. Perché attribuisce al carnefice, e quindi anche a Ubaldo, la sensazione di soggiogare completamente un’altra persona.
Per questo, l'assistere al deterioramento delle facoltà della donna è anch’esso fonte di gratificazione psicologica. Perché la violenza sottrae a quest’ultima il controllo del proprio corpo e della propria intimità. E la rende solamente un oggetto di appagamento per il carnefice. In aggiunta, oltre al piacere derivante dalla consapevolezza di soggiogare completamente l'altra persona, Manuali, drogando le malcapitate, si convinceva di avere una gestione totalizzante anche sulla fase successiva all’abuso e sulle relative conseguenze. Considerato che gli effetti della sostanza sono in grado di annebbiare i ricordi e di stordire chi li assume con l'inganno, l'uomo credeva di ridurre al minimo le probabilità di essere scoperto e quindi denunciato. Ma l’ormai ex operatore ecologico ha sbagliato i suoi conti.