Tuscolano, avvocate organizzano una fiaccolata per Martina Scialdone: “Era una di noi”
Sono di nuovo scesi in piazza per Martina Scialdone, l'avvocata di 35 anni uccisa dall'ex Costantino Bonaiuti a colpi di pistola quasi una settimana fa, davanti al ristorante Brado, in viale Amelia, nel quartiere Tuscolano. Proprio davanti al locale (come si vede nella foto in apertura), nel luogo in cui Martina ha perso la vita, oggi si sono riuniti abitanti del quartiere e non solo, per ricordare la ragazza.
"Era una di noi", si legge in uno degli striscioni aperti davanti a mazzi di fiori e biglietti lasciati, ancora una volta, nel punto in cui lo sparo ha tolto la vita alla giovane avvocata, esperta di diritto di famiglia. Ad organizzare la fiaccolata le avvocate dell'associazione forense Catilina in collaborazione con il Centro Italiano Gestalt, per ricordare la collega.
La fiaccolata per Martina Scialdone
All'appello, nel corso della fiaccolata, non sono mancati amici e amiche della 35enne che, insieme alle colleghe, l'hanno ricordata con dolore e molto affetto. Presenta anche il presidente di Municipio Francesco Laddaga. "Anche qualche giorno fa eravamo qui come istituzione, come municipio, insieme ai centri antiviolenza, la rete che quotidianamente lotta contro il femminicidio con azioni di sensibilizzazione e educazione – ha ricordato – Ma c'è ancora bisogno di lavorare sulla legislazione, le norme e le pene".
Il corteo di lunedì
Anche lunedì scorso è stato organizzato un appuntamento in strada, per le vie vicine al luogo del femminicidio, per ricordare Martina, fra viale Amelia e via Gubbio, parallela di via Tuscolana. Fiori, cartelloni e scarpette rosse, simbolo della lotta alla violenza di genere, disegnate sui biglietti lasciati in ricordo dell'avvocata.
Cosa è successo davanti al ristorante Brado
A spararle, nella sera di venerdì scorso, Costantino Bonaiuti, ingegnere e sindacalista di 61 anni. I due avevano avuto una relazione che proprio l'avvocata aveva deciso di troncare. Dopo la cena nel locale, hanno iniziato a discutere. Alcune amiche e il fratello di Martina hanno spesso ricordato che la ragazza era terrorizzata all'idea di rivedere l'uomo, tanto da scegliere di condividere la sua posizione di WhatsApp con una di loro.
Dopo aver discusso ed essersi ritrovati fuori dal locale quando, nel frattempo, anche il fratello di Martina li aveva raggiunti, Bonaiuti ha estratto la pistola e l'ha puntata contro la 35enne, sparandole un colpo che, per la donna, si è rivelato fatale. Poi è fuggito ed è tornato a casa sua, dalla moglie, dove le forze dell'ordine lo hanno raggiunto in seguito.
L'avvocato della famiglia Scialdone: "Nessuno sbaglio"
"È stato un errore", ha sempre sostenuto il legale di Bonaiuti, l'avvocato Fabio Taglialatela, che nel frattempo ha chiesto il riesame. Secondo quanto riportato nei documenti, l'avvocato voleva "fingere un tentativo di suicidio per impietosire" Martina Scialdone, ma una volta estratta la pistola, tenuta secondo la loro versione dei fatti senza l'apposito dispositivo di sicurezza, il colpo sarebbe partito per sbaglio. Colpendo e uccidendo Martina.
"Quello è accaduto la sera in cui Martina Scialdone è morta è abbastanza semplice e lineare nella sua gravità assoluta: c'è stato un omicidio – ha, invece, spiegato l'avvocato Mario Scialla della famiglia della 35enne a Fanpage.it- Il colpo era ben centrato, ben calibrato, sparato da chi ha una dimestichezza, capacità, abilità, che ha colpito nel punto preciso".