Valeria Marini sostiene di essere stata truffata: “16mila euro versati per un corto mai realizzato”
Valeria Marini ha versato 16mila euro in anticipo per la produzione di un cortometraggio che secondo lei non è mai stato realizzato. L'attrice ha chiesto i soldi indietro, ma il produttore, Giuseppe Milazzo, ha rifiutato e per questo la 55enne ha sporto denuncia. I fatti risalgono al 2015, stando a quanto si apprende, e Marini avrebbe dovuto interpretare il ruolo della protagonista di quel prodotto cinematografico mai terminato. Secondo il produttore, però, il corto esiste, è stato realizzato (e in effetti un link lo dimostra), ma non è stato mai distribuito: "Questo cortometraggio non è stato reso mai pubblico su richiesta della stessa signora Marini e della madre Gianna Orrù a loro dire per la scarsa qualità recitativa. Come prova reale che il corto è stato realizzato viene data la possibilità a tutti di attingere alle doti artistiche della signora Marini".
Proprio per questo i pm hanno chiesto l'archiviazione della vicenda. Insieme a Valeria Marini si è costituita parte civile anche un'altra signora. Anche lei avrebbe versato soldi, circa 20mila euro, per la produzione di quel cortometraggio. Secondo gli avvocati di Milazzo, il film non sarebbe stato distribuito anche per motivi legati alle esigenze di Valeria Marini. Stando a quanto riporta il Messaggero, Milazzo avrebbe proposto il ruolo di coprogratonista ad un'attrice (l'altra donna che si è costituita parte civile) all'insaputa di Marini. In secondo luogo, durante i lavori di preparazione, l'ex star del Bagaglino avrebbe notato che la sceneggiatura si discostava molto rispetto a quella approvata in partenza e così avrebbe chiesto di rigirare alcune scene per renderle più attinenti alla trama da lei approvata. A quel punto, a suo dire, il produttore è sparito nel nulla.
Giuseppe Milazzo, catanese classe 1974, sta affrontando anche un altro processo con l'accusa di aver truffato per 335mila euro la madre della signora Marini. Nel dicembre del 2021 è stato rinviato a giudizio con l'accusa di truffa aggravata ai danni di Gianna Orrù, 81 anni. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, avrebbe proposto all'anziana un piano di investimento in criptovalute e la donna avrebbe accettato. L'investimento, però, è andato male e Milazzo avrebbe rifiutato di restituire la somma versata dalla signora.
La replica di Milazzo: "Il corto è stato prodotto ed è online"
"Ma quale truffa da 16mila euro? La Marini continua a diffamarmi, il corto è stato prodotto e ora lo abbiamo postato anche sul canale della nostra società, l’Azteca produzione, perché non ne potevamo più di essere diffamati", ha spiegato Milazzo all'agenzia di stampa AdnKronos. "Nel 2015 abbiamo stipulato un accordo di produzione esecutiva con la signora Marini, per realizzare il corto, la Marini non ha versato un euro anzi, ha ricevuto un contributo dalla società NUOVO Imaie e noi abbiamo prodotto e coprodotto il corto mettendoci anche dei soldi nostri. Nel contratto stipulato con la Marini non si evince da nessun articolo che il corto doveva essere anche distribuito, noi lo abbiamo solo prodotto e lo abbiamo realizzato con la regia di Fabio Fragasso. Tra l'altro non l’abbiamo distribuito anche perché la signora Orrù, la mamma della Marini, dopo averlo visto non era soddisfatta della recitazione della signora Aurora Messina, l’altra attrice che stava all’interno del corto e quindi, sia lei che la Marini mi hanno proibito di mandarlo in giro".
Il legale di Milazzo, Sergio Stravino, aggiunge: "Negli articoli usciti in questi giorni su alcuni quotidiani lamenta di essere stata truffata perché questo cortometraggio non è stato mai prodotto. Il mio cliente invece il cortometraggio lo ha prodotto, abbiamo tutta la documentazione e abbiamo pubblicato il link relativo alla produzione del video. Il Pm nella richiesta di archiviazione dà atto che il cortometraggio è stato prodotto. Il fatto che non sia stato distribuito, ha detto il Pm, non è addebitabile all’indagato, perché non ci sono elementi per far ritenere che la mancata distribuzione sia ascrivibile all’indagato e in ogni caso se si ritiene che la mancata distribuzione del video abbia cagionato un danno, quest’ultimo assume un rilievo solo da un punto di vista civilistico. Il Pm non ha detto: ‘andate nel civile', come invece è stato riportato da alcuni quotidiani. Il Pm ha chiesto l’archiviazione".