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Truffa dei tamponi: “Se confermato infermiera sarà licenziata, non si specula su pandemia”

L’infermiera dell’ospedale San Paolo denunciata assieme a un falso medico per la truffa dei tamponi rischia ora di perdere il lavoro. “Se il fatto sarà acclarato l’operatrice sanitaria sarà licenziata. È un fatto inaccettabile speculare sulla pandemia”, ha dichiarato l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato. La donna è accusata di aver rubato i tamponi eseguiti poi da un falso medico dietro compenso. Ovviamente i certificati di negatività erano solo una copia.
A cura di Redazione Roma
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Avrebbe rubato dei tamponi in ospedale per poi praticarli privatamente e senza autorizzazione, fornendo poi risultati di negatività senza mai analizzarli. L'infermiera dell'ospedale di Civitavecchia ora rischia non solo di essere processata per truffa, ma anche di perdere il lavoro se le accuse a suo carico fossero confermate. L'Asl Roma 4, presso la quale l'operatrice sanitaria lavora, ha emesso poco fa una nota in merito alla vicenda, ribadendo l'estraneità dell'ospedale San Paolo e spiegando come sono state le stesse autorità sanitarie a sporgere denuncia contro la dipendente.

L'ospedale San Paolo di Civitavecchia: "Estranei alla truffa"

"In merito all'inchiesta sulla truffa dei tamponi falsi a domicilio la Asl Roma 4 informa che le indagini si sono svolte con la massima collaborazione tra l'Azienda sanitaria e i Carabinieri.  – si legge nel comunicato -La denuncia è partita proprio dalla stessa Azienda sanitaria appena è venuta a conoscenza del referto falso, e subito la Asl si è messa a disposizione per collaborare con le Forze dell'ordine per permettere di individuare i colpevoli. L'Ospedale San Paolo è estraneo ai fatti della vicenda, trattandosi di un caso isolato che sarà trattato secondo i termini di legge.

D'Amato: "Inaccettabile speculare sulla pandemia"

Durissimo il commento dell'assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D'Amato: “Se il fatto sarà acclarato l’operatrice sanitaria sarà licenziata. È un fatto inaccettabile speculare sulla pandemia. Massima collaborazione con i Carabinieri e la Magistratura”. Secondo quanto ricostruito finora l'infermiera rubava nell'ospedale dove lavorava, questi poi venivano eseguiti dietro compenso da un finto medico. I tamponi ovviamente non venivano mai processati e finti certificati di negatività venivano consegnati a chi aveva pagato per l'analisi.

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