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Truffa a cimitero Prima Porta, dipendenti Ama a processo: accusati di sezionare cadaveri per soldi

Tredici dipendenti Ama e tre impresari di pompe funebri sono finiti a processo con accuse che vanno dalla truffa al vilipendio di cadavere. Secondo quanto riportato da Il Messaggero, avrebbero ingannato i parenti delle vittime proponendo soluzioni più economiche alla cremazione: ma non sapevano che avrebbero tagliato i cadaveri per gettarli nell’ossario.
A cura di Natascia Grbic
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Tredici dipendenti Ama e tre impresari funebri sono finiti a processo con accuse che vanno – a vario titolo – dalla truffa al vilipendio di cadavere. Sono accusati di aver truffato i parenti dei defunti offrendo una soluzione alternativa e meno dispendiosa alla cremazione, ma vietata dalla legge. A incastrarli, le telecamere piazzate dai carabinieri tra i vasi di fiori delle tombe: le immagini riprendono i dipendenti mentre smembrano cadaveri, facendoli a pezzi e poi buttandoli nell'ossario comune. Venivano pagati in nero dai parenti dei defunti, che così potevano spendere di meno rispetto a una cremazione. Secondo quanto riportato da Il Messaggero, sono tre finora i casi accertati che si sarebbero svolti tra gennaio e febbraio 2020, per un guadagno di poche centinaia di euro in più.

Truffa cremazioni, dipendenti Ama a processo

Ma cosa succedeva in pratica? Dopo che una salma passa trent'anni all'interno del loculo deve passare nell'ossario comune per far posto ad altri corpi. C'è però un problema: in alcuni casi, i cadaveri si conservano così bene che non possono essere spostati in quello stato, ma vanno prima cremati. E cremare un corpo ha costi abbastanza elevati, che non tutti possono permettersi. E così, secondo la ricostruzione dell'accusa, i dipendenti Ama avevano trovato un modo per far risparmiare ai parenti dei defunti e guadagnare qualcosa loro. Proponevano una soluzione alternativa alla cremazione, più economica, ma molto vaga. Non spiegavano nel dettaglio che il cadavere sarebbe stato sezionato con una lama e poi gettato all'interno dell'ossario. Ora in sedici finiranno a processo: spetterà al giudice stabilire se hanno davvero commesso il fatto oppure no.

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