Triplice omicidio di prostitute. Serial killer? Ipotesi due eventi distinti, determinante l’autopsia
Il corpo completamente nudo di una donna orientale di mezza età, riverso sul pianerottolo in una pozza di sangue con almeno trenta coltellate e un altro ai piedi di un letto appartenente ad una ragazza "squartato" da una lama, che secondo il medico legale potrebbe essere compatibile con un machete. Si è presentata così, alla polizia intervenuta dopo la chiamata al 112 del portiere, la scena del crimine al primo piano di un elegante condominio nel quartiere Prati, ieri mattina prima delle 11.
Meno di un'ora dopo, il telefono del centralino della questura squillava ancora. Dall'altro capo dell'apparecchio la voce di una donna tremolante che avvertiva che aveva da poco trovato la sorella morta in una pozza di sangue. Stessa mano assassina, quella di un maniaco "missionario" che sgozza le prostitute perché le ritiene impure e capaci di contagiare gravi malattie ai loro clienti, oppure vendette maturate nell'ambito dello sfruttamento della prostituzione orientale e sud americana, avvenute casualmente lo stesso giorno a distanza di poco tempo?
Quando gli agenti si sono precipitati in via Riboty, nelle loro menti sono riapparse le immagini di un fatto di sangue atroce che scosse la Capitale nel 2008. Una sera di gennaio, il receptionist dell'Hotel dei Mille in via dei Mille, vicino la stazione Termini trovo due ragazze romene di 20 e 21 anni fatte a pezzi, una nella doccia e una sopra al letto. L'arma del delitto utilizzata fu un rasoio da barbiere molto affilato, che l'assassino utilizzò con freddezza a e lucidità per ucciderle. Anche allora, si ipotizzò sin dalle prime battute delle indagini la mano di un killer di escort, ma con il passare delle ore prese piede l'ipotesi che il delitto fu in realtà una vendetta dello sfruttatore perché le vittime, anziché battere sul marciapiede facevano altro. L'ipotesi, che vide sfumare la pista del maniaco, sfumò dopo pochi giorni quando venne arrestato al Colle Oppio, un romeno che le sfruttava. In tasca l'uomo aveva con sé la lama utilizzata per assassinare le due poverette.
Nel 2010, un'altra donna di nazionalità cinese venne strangolata nella casa d'appuntamenti dove abitava e si prostituiva insieme ad altre due connazionali in via Pietro Rovetti a Tor Pignattara. Questo delitto è ancora irrisolto, ma l'inchiesta che venne aperta per omicidio ipotizzò che anche questo delitto maturò nell'ambito della malavita cinese.
Gli inquirenti del pool reati contro la persona, coordinati dal procuratore capo Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Michele Prestipino, hanno delegato una serie di accertamenti tecnici sui cellulari delle vittime, che entravano in contatto con i clienti tramite annunci sui quotidiani, e sulle telecamere presenti intorno al palazzo dove è avvenuta l'esecuzione. Secondo chi indaga, infatti, apparirebbe improbabile che un assassino, dopo un massacro dal quale si sarebbe allontanato completamente sporco di sangue, possa essere uscito senza essere notato da qualcuno ed essersi diretto in via Durazzo per uccidere la donna colombiana. Il seminterrato di via Durazzo, infatti, dove è avvenuto il terzo omicidio, i cassetti sono stati trovati completamente rovistati, come se chi ha ucciso lo avesse fatto a scopo di rapina. Gli esami medico legali devono inoltre stabilire la linea temporale della sequenza dei delitti, dove per il momento si pensa che l'esecuzione di via Durazzo, si sia verificata almeno dodici ore prima del ritrovamento del corpo, mentre in via Riboty l'orario andrebbe collocato qualche ora prima dell'alba e non si esclude che possa essere stato messo a segno da più persone.