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Traffico di droga, in 30 a processo: c’è anche Claudia Rivelli, la sorella di Ornella Muti

Per tutte e trenta le persone accusate di traffico di droga è stato disposto il giudizio immediato.
A cura di Natascia Grbic
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Sarà processata con giudizio immediato Claudia Rivelli, la sorella di Ornella Muti accusata di importazione e cessione di sostanze stupefacenti. Con lei a processo finiranno altre trenta persone, tutte indagate nell'ambito del contrabbando di droghe sintetiche. La prima udienza è prevista il 12 aprile. Al centro dell'inchiesta soprattutto la Ghb, ossia la droga dello stupro, trovata in grosse quantità proprio nell'abitazione di Claudia Rivelli, per cui erano stati disposti gli arresti domiciliari. Secondo quanto scritto dal giudice per le indagini preliminari nel capo d'imputazione, Rivelli avrebbe "illecitamente dall'Olanda, con cadenze trimestrali, importava vari flaconi di Gbl provvedendo a inviarne parte al figlio residente a Londra dopo averne sostituito confezione ed etichetta riportante indicazione ‘shampoo' in modo da trarre in inganno la dogana".

Le chat tra Claudia Rivelli e il figlio

Nell'ordinanza sono anche riportate alcune chat tra Claudia Rivelli e il figlio. "Pacco arrivato e nascosto", scrive la donna. "Fammi sapere notizie mano a mano, se no mi agito troppo fino a giovedì". Secondo il giudice, "il tenore delle chat WhatsApp e la circostanza che l'indagata camuffasse il reale contenuto delle spedizioni appaiono elementi oggettivamente indicativi della piena consapevolezza e della volontà di quest'ultima di realizzare condotte penalmente rilevanti, ponendosi quale schermo per agevolare il figlio nell'importazione di sostanza nel Regno Unito dove è considerata illegale al pari dell'Italia, in tal modo riuscendo ad aggirare i controlli doganali".

L'arresto di Claudia Rivelli

Arrestata il 15 settembre nella sua abitazione di Roma, nella zona della Camilluccia, Claudia Rivelli ha provato a difendersi dicendo che la sostanza trovata in cucina – risultata essere droga dello stupro – la usava per pulire l'argenteria, mentre il figlio la utilizzava per l'auto. Scuse improbabili secondo gli investigatori, convinti che la donna importasse illegalmente la Ghb dall'Olanda per darla al figlio, che l'avrebbe poi importata nel Regno Unito. Insieme a lei sono finiti nell'inchiesta altri insospettabili: un avvocato, un medico odontoiatra, un funzionario di un ente locale e un insegnante di scuola media che faceva arrivate la droga nella propria scuola.

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