Tosse secca e stizzosa da tempo, l’ecografia rivela un tumore “grosso come un cocomero” nel torace
Affanno, dolore, tosse secca stizzosa da tempo. Sono i sintomi che hanno convinto Sara (nome di fantasia) a sottoporsi a una radiografia del torace. Il referto lascia tutti di stucco: un timore del timo, un timoma, delle dimensioni di un cocomero che occupava tutta la metà sinistra del torace, inglobando cuore, aorta e vene polmonari.
Al policlinico Gemelli di Roma i medici delle unità di chirurgia toracica e di cardiochirurgia hanno collaborato per effettuare, con successo, un intervento di rimozione della neoplasia. "La paziente presentava una massa molto voluminosa, che occupava tutta la parte centrale (mediastino) e la metà sinistra del torace. Viene subito richiesto un approfondimento TAC che pone il sospetto di una grande neoplasia del timo, cioè di un timoma, confermato da una biopsia chirurgica", ha spiegato Maria Letizia Vita, dirigente medico presso la UOC di Chirurgia Toracica del Policlinico Gemelli, docente presso la Scuola di Specializzazione di Chirurgia Toracica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Sara aveva consultato medici in tutta Italia, ma tutti avevano escluso l'intervento chirurgico. Poi si è sottoposta a cicli di chemioterapia e radioterapia, ma senza i risultati sperati. Al Gemelli le hanno dato una speranza: "Il suo era un caso davvero molto complesso, perché il timoma, delle dimensioni di un’anguria era fortemente adeso al polmone sinistro, al pericardio (il ‘sacchetto’ che riveste il cuore) e ai grandi vasi toracici (arco dell’aorta, vene polmonari)".
L'operazione presentava un grado molto elevato di rischio, ma i medici del Gemelli hanno per l'intervento. "Per l’estensione della neoplasia siamo dovuti ricorrere all’approccio chirurgico riservato agli interventi di cardiochirurgia maggiore, cioè attraverso una sterno- toracotomia sinistra. L’intervento è durato oltre 6 ore. Il recupero post-operatorio della paziente è stato eccellente", ha spiegato il professor Stefano Margaritora, Ordinario di Chirurgia Toracica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, direttore della UOC di Chirurgia Toracica di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS.
"Qui al Gemelli sono nata due volte: la prima 35 anni fa (la giovane è nata al Gemelli, ndr), la seconda oggi", ha detto la paziente al risveglio. L'intervento era davvero molto complesso e da "ultima spiaggia": "Ma trattandosi di una paziente giovane – commenta il professor Margaritora – dopo aver illustrato chiaramente il rischio chirurgico (molto elevato sia nel corso dell’intervento, che nel post-operatorio) alla paziente e ai suoi genitori, abbiamo deciso di effettuarlo. Un intervento di questa complessità è possibile solo in una struttura come il Gemelli, che offre tutte le specialità e le possibilità di tecniche e tattiche chirurgiche esistenti. Affrontare questo intervento con i colleghi cardiochirurghi nelle sale operatorie di cardiochirurgia, con la possibilità di mettere la paziente in circolazione extra-corporea, di attuare tutte le manovre di cardio-anestesia salva-vita, di mettere in atto tutte le tecniche di recupero di sangue intraoperatorio (alla fine la ragazza farà solo due trasfusioni per un intervento di questa complessità), hanno reso questo intervento complesso e radicale molto più sicuro per il paziente".