Torture, sequestri e spaccio di droga: 14 arresti nella banda che intimoriva anche Carminati
Quattordici persone sono state arrestate questa mattina dai carabinieri del comando provinciale di Roma. A disporre le misure cautelari, la Direzione distrettuale antimafia della procura. In sei sono finiti in carcere, otto agli arresti domiciliari. Le accuse sono, a vario titolo, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, cessione e detenzione ai fini di spaccio, tentato omicidio, lesioni, tortura, sequestro di persona, estorsione e incendio, nonché detenzione illegale e commercio di armi da sparo.
Le indagini partite da un tentato omicidio tra fratelli
Una vicenda che ha come base una faida tra fratelli nata nel quartiere La Rustica, contesa tra i due come piazza di spaccio. Una frattura e un odio talmente forti che uno dei due, Daniele Carlomosti, ritenuto a capo del gruppo criminale oggetto delle misure cautelari di questa mattina, ha cercato di uccidere l'altro sparandogli contro dal balcone di casa. Era il 17 novembre del 2017: Simone Carlomosti veniva gambizzato dal fratello mentre si trovava tra le palazzine della Rustica. Non è morto solo per fortuna, suo fratello non ha preso bene la mira e lui si è salvato. Ed è allora che sono cominciate le indagini dei carabinieri.
Le estorsioni e i sequestri
Ciò che è venuto alla luce è un mondo fatto non solo di spaccio di droga, ma di estorsioni, torture, e sequestri. Nelle indagini è emerso che un uomo è stato sequestrato dalla banda di Daniele Carlomosti per un debito di 64mila euro. L'uomo è stato portato in un appartamento dove è stato spogliato e torturato per sei ore. I pavimenti e le pareti erano rivestiti con teli di plastica per non lasciare tracce di sangue. Numerose le estorsioni: chi aveva un debito veniva picchiato e costretto a dare alla banda oggetti di valore, tra cui macchine e orologi. Daniele Carlomosti era un soggetto molto temuto nell'ambiente della criminalità organizzata romana. Basti pensare che lo stesso Massimo Carminati, nelle intercettazioni dell'inchiesta ‘Mondo di Mezzo', parlando del gruppo guidato da Carlomosti diceva "quelli so' brutti forti compà".
Spaccio di droga, la logistica affidata alle donne della famiglia
A muovere il gruppo, la volontà di essere egemoni nella gestione della piazza di spaccio a La Rustica, contesa tra i due fratelli. Durante le indagini i carabinieri hanno documentato le fasi dell'acquisto di mille chili di hashish dal Marocco che la banda avrebbe fatto arrivare in Italia dalla Spagna. Il carico non è mai giunto a destinazione perché intercettato dalla polizia marocchina al largo delle coste africane. A occuparsi della logistica erano le donne della famiglia. La zia e la moglie di Daniele Carlomosti custodivano le chiavi dei locali dove veniva stoccata la droga prima di essere smistata e controllavano che nulla venisse perso.