Torture e spaccio: arrestato anche il padre di Marcello De Propris, condannato per l’omicidio Sacchi
Nell'ambiente è conosciuto come ‘papi' o ‘anima lunga'. Alle cronache è noto semplicemente come Armando De Propris, imputato nell'omicidio per la morte di Luca Sacchi con l'accusa di aver ceduto la pistola al figlio e assolto in primo grado. Armando De Propris è stato arrestato questa mattina dai carabinieri del comando provinciale di Roma nell'operazione che ha portato in carcere otto persone accusate di far parte di un'associazione criminale dedita a spaccio, torture ed estorsioni. Secondo quanto emerso dalle indagini, De Propris faceva parte della banda di narcotrafficanti ‘partecipando alla riscossione dei crediti e alla commercializzazione al dettaglio della sostanza stupefacente'. La riscossione dei crediti non avveniva ovviamente in modo pacifico. Nel 2018 insieme a Daniele Carlomosti, capo dell'organizzazione, e un altro indagato, Armando De Propris avrebbe preso a calci e pugni in faccia un uomo per farsi consegnare 20mila euro. Gli inquirenti, in questo caso, contestano anche l'aggravante mafiosa.
Gli arresti questa mattina a Roma
Quattordici sono le persone arrestate a Roma questa mattina dai carabinieri: otto sono finite in carcere, sei ai domiciliari. Le accuse sono, a vario titolo, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, cessione e detenzione ai fini di spaccio, tentato omicidio, lesioni, tortura, sequestro di persona, estorsione e incendio, nonché detenzione illegale e commercio di armi da sparo. A capo della banda, Daniele Carlomosti, che ha anche cercato di uccidere il fratello sparandogli dal balcone di casa. Tra i due non correva buon sangue per problemi legati alla gestione della piazza di spaccio di La Rustica. Il gruppo era noto non solo per il narcotraffico, ma anche per le estorsioni e le torture. Un uomo che gli doveva 64mila euro è stato sequestrato per ore in un appartamento, minacciato di morte e torturato. Per non sporcare il pavimento di sangue avevano messo per terra dei teli di plastica. Mentre l'uomo veniva pestato a sangue, i suoi aguzzini lo riprendevano con il cellulare per mandare foto e video della sua agonia a moglie e parenti.
Il legame con Massimo Carminati
Daniele Carlomosti era un soggetto molto temuto nell'ambiente della criminalità organizzata romana. Basti pensare che lo stesso Massimo Carminati, nelle intercettazioni dell'inchiesta ‘Mondo di Mezzo', parlando del gruppo guidato da Carlomosti diceva "quelli so' brutti forti compà". Parole che confermano la caratura criminale del gruppo, molto temuto a Roma per i metodi cruenti con cui facevano ‘recupero crediti' se qualcuno non riusciva a saldare i propri debiti.