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Festival di Sanremo 2025

Tony Effe e la collana negata a Sanremo: la passione per i gioielli dal padre orafo a Monti

L’arrabbiatura per la collana censurata è un vezzo? Un capriccio di Tony Effe? Può essere e forse in parte è così. Ma sicuramente il trapper ha una vera e propria passione per i gioielli. Il padre è Salvatore Rapisarda, un orafo che possiede un’oreficeria nel rione Monti a Roma.
A cura di Enrico Tata
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Tony Effe e il caso della collana negata al Festival di Sanremo. Poco prima di salire sul palco, ha detto il trapper, gli è stata tolta e, in diretta su Radio Due da Gino Castaldo e Ema Stokholma, ha affermato, arrabbiatissimo: "Non puoi togliere la collana a Tony Effe, è come se togli l'abbronzatura a Carlo, è come se tagli i capelli a Sansone". Oggi ha rincarato la dose (forse ironicamente?): "Se stasera mi levano i gioielli sali tu (Carlo Conti ndr.) a cantare". Il motivo della ‘censura' è legato alla volontà della Rai di non mostrare marchi e oggetti riconoscibili. E il gioiello in questione è una collana con maglie grandi a gradazione in oro giallo della collezione HardWear by Tiffany. Il suo valore è 71mila euro.

L'arrabbiatura per la collana censurata è un vezzo? Un capriccio di Tony Effe? Può essere e forse in parte è così. Ma sicuramente il trapper ha una vera e propria passione per i gioielli. Il padre, tra l'altro, è Salvatore Rapisarda, un orafo che possiede un'oreficeria nel rione Monti a Roma chiamata Esserre Preziosi. L'interesse per l'oro, quindi, arriva da lontano e deriva dalla sua famiglia. Anche la bisnonna, ad esempio, lavorava nel campo, come ha raccontato Tony Effe in un'intervista: "Conosco le pietre buone, dove stanno, mio padre le prende allo stesso posto. Tra l'altro mio padre lavorava dalla nonna a Trastevere, quando era piccolo. La nonna era tipo il boss di Trastevere, di tutte le gioiellerie. In America c'è oro di merda, pietre di merde".

E in molti video il cantante parla di oro, di carati, ne descrive la qualità e confronta i gioielli. Insomma, la sua passione per questo mondo è vera e autentica e non è per lui (almeno non solo) una questione di ostentazione di ricchezza oppure di sponsor.

In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha parlato del primo gioiello acquistato nella sua vita, in America, e della valutazione ricevuta da suo padre: "Lo vede e, senza neppure prenderlo in mano, dice: “Ti hanno dato una sòla”. Oro a 10 carati, mentre in Italia lavoriamo l’oro a 18. Oro a 10 e brillanti scadenti, a detta di mio padre".

E proprio nel campo dell'oreficeria Tony Effe ha mosso i primi passi nel mondo del lavoro dopo il diploma: "Vado a lavorare con mio padre. Imparo a saldare e a incastonare. Saldare ok, incastonare no. Incastonare è complicato, si tratta di un lavoro di altissima precisione, e io ho poca pazienza. Intanto però sul lavoro, a forza di saldare e incastonare, mi nasce la passione per i diamanti. M’inscrivo a un corso per certificare la pietre. I tre più bravi ottenevano l’attestato e un viaggio a Anversa in visita al Banco dei diamanti. Io sono fra i tre. Ero felice, era quello che volevo fare. Penso: questo è il mio futuro. Mi sembrava di essere finalmente entrato nel futuro".

L'ultima domanda: "Oggi, quando deve comprare un gioiello, chiede consiglio a suo padre?". Risposta: "Sempre".

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